Al servizio del mondo

​II 12 giugno si è tenuto ad Avezzano (L’Aquila), presso il Centro sportivo Pinguino Village, un convegno dedicato ad Álvaro Del Portillo, Vescovo Prelato dell'Opus Dei e primo successore di san Josemaría Escrivá.

Il convegno, dal titolo “Álvaro del Portillo: ingegnere e vescovo al servizio del mondo”, è stato organizzato dal Centro ELIS di Roma, che ha anche una sede abruzzese a Ovindoli, per ricordare le iniziative che mons. del Portillo ha incoraggiato in tutto il mondo a favore delle persone più bisognose in diversi continenti.

Una delle riflessioni maturate durante il convegno è stata che Álvaro del Portillo, tra le altre cose, si distinse sia come sacerdote che come professionista instancabile ed esperto. All’indomani della sua morte, nel 1994, Vittorio Messori scrisse sul Corriere della Sera: “Ti veniva la voglia di confessarti, più che di fare domande. Si notava che era stato ingegnere, specializzato in ponti e strade. Dietro l’abito del vescovo splendeva un uomo di mondo”.

In apertura Raffaele Nappi, vicedirettore dell’ELIS, ha ringraziato i presenti e in special modo il Presidente Nazzareno Di Matteo che ha reso possibile il convegno offrendo il luogo dell’evento e il Prefetto dell’Aquila, Francesco Alecci, che ha ricordato come l’ELIS “non offre solo una conoscenza del lavoro, ma una educazione al lavoro. In questo modo si forma e si educa insegnando ad amare quello che si fa”. Inoltre, citando il libro “Missione compiuta” che parla della nascita e dell’evoluzione dell’Opus Dei dal punto di vista di Álvaro del Portillo, ha ricordato la grande azione pastorale del successore di san Josermaría.

Presente all’incontro anche il vescovo dei Marsi mons. Pietro Santoro, che durante il suo intervento ha sottolineato come mons. del Portillo sia stato un protagonista nei lavori del Concilio Vaticano II e ha ricordato che sarà beatificato il prossimo 27 settembre a Madrid.

Mons. Santoro ha evidenziato che sulla spinta del fondatore e del suo primo successore l’Opera ha proposto a tutti di “uscire” per andare incontro agli altri con un autentico spirito di servizio e sta dando un buon impulso alla vita cristiana nella Marsica.

Raffaele Nappi si è soffermato invece sulle le capacità imprenditoriali di Álvaro del Portillo “ingegnere e vescovo” raccontando un paio di episodi del 1951 e del 1966, che legano l’azione di mons. del Portillo all’Abruzzo.
Nel 1951, per dare una possibilità di riposo ai tanti alunni del Collegio Romano, don Alvaro presentò al fondatore dell’Opus Dei un progetto innovativo, che prevedeva l’acquisto di 1150 ettari messi in vendita da un suo amico. Stipulò un mutuo bancario per l’acquisto del terreno per poi parcellizzarlo e venderlo ai 300 contadini che già lavoravano quegli appezzamenti senza però possederli. Con il ricavato della vendita ripagò il mutuo lasciando inoltre all’Opus Dei una parte della tenuta, nella zona costiera, come sistemazione estiva per gli studenti e una zona agricola utile per l’alimentazione delle persone che abitavano nella sede centrale di Roma.
Nel 1966 la zona marina del Salto di Fondi, dove si trova l’appezzamento di terreno comprato, era diventata meta turistica e le spiagge non garantivano più la tranquillità necessaria per i gruppi di studenti che risiedevano lì d’estate per riposarsi e per studiare filosofia e teologia. Per questo motivo l’Opus Dei cedette la sua parte di terreno e acquisì al suo posto la tenuta di San Felice d’Ocre chiamata Tor d’Aveia. In quegli stessi anni, il marchese Gerini donò all’Associazione Centro ELIS parte del pizzo di Ovindoli, con il Casale costruito negli anni quaranta. Dal 1967 i Casali delle Rocche sono un punto di riferimento per tutte le attività formative ELIS in Abruzzo a favore di giovani e adulti.

Il card. Julián Herranz ha stilato un ritratto di Álvaro del Portillo: “Ho lavorato insieme lui per 50 anni dal 1943 al 1994. Don Álvaro amava l’Abruzzo ed è collegato a questa regione per almeno tre punti geografici: Pescina, dove conosceva e stimava la vita e gli scritti di Ignazio Silone, le sue radici cristiane, la sua ricchezza umana e la sensibilità sociale; la Serra di Celano, luogo di escursioni quando nel 1962 mons. Etchegaray e io lavoravamo insieme ad Álvaro del Portillo al Concilio Vaticano II e durante le passeggiate commentavamo il suo impegno e la sua competenza nei lavori del Concilio con il suo determinante contributo alla redazione del documento conciliare “Presbyterorum Ordinis”; Sulmona, luogo nel quale ricordo ancora la sua commozione quando gli raccontai la profonda devozione per la Santa Messa che aveva la madre dell’allora vescovo di quella diocesi”.

Negli anni trascorsi a Roma Álvaro del Portillo svolse tutti gli incarichi affidatigli dalla Santa Sede con profonda dedizione e professionalità, tanto che il Papa Emerito Benedetto XVI, parlando con il card. Herranz della prossima beatificazione, ha esclamato “Che bello! Io l’ho avuto per anni come Consultore nella Congregazione per la Dottrina della Fede: che bell’esempio per tutti noi!”.

In conclusione l’ing. Alfredo Razzano ha raccontato come mons. del Portillo amasse l’Africa. Nel 1989 fece quattro viaggi in quel continente, dicendo: “Sono venuto in Africa per imparare” . “Ha promosso in Africa dieci iniziative - ha continuato Razzano - di cui otto per la promozione della donna ed un ospedale. Il progetto Harambee Africa International ha seguito questo impulso nel 2002 utilizzando, per sostenere quelle iniziative, i fondi raccolti dai pellegrini arrivati a Roma da tutto il mondo per partecipare alla canonizzazione di san Josemaría Escrivá”. Seguendo questa positiva esperienza, i donativi raccolti in occasione della beatificazione di don Álvaro saranno impiegati per quattro progetti di sviluppo in Africa.