Alla Scuola Gavia di Verona il Progetto Kairós: “Tu diventi me, io divento te”

Le ragazze della scuola Gavia si sono messe alla prova in una esperienza che le ha aiutate ad approfondire l'argomento "diversità".

ll Progetto Kairòs, proposto dal Lions Club a molte scuole della città, ha fin da subito catturato l’interesse dello staff delle docenti e della Direttrice della Scuola Gavia, Maddalena Vantini, che ne hanno condiviso l’obiettivo: suscitare nelle alunne il desiderio di mettere a disposizione la propria "ricchezza interiore", puntando così al miglioramento dell'integrazione scolastica, e quindi anche sociale, di persone che spesso, per inconsapevolezza, timori e pregiudizi, si tende a considerare “diverse".

Sulla base di un innovativo concetto di “Integrazione al contrario” e a un “Pensare speciale”, questo progetto è stato sviluppato concentrando l'attenzione su alcune particolari disabilità sensoriali - handicap visivo, disturbo dell’iperattività e concetto di barriera architettonica - e le alunne, vivendo in prima persona tali limitazioni, hanno compreso come la diversità non sia un limite, ma una risorsa e, provando loro “normodotate”, ad agire come i “diversi”, hanno scoperto le meraviglie della sua diversità, interiorizzandone al contempo le esigenze.

Kairòs etimologicamente significa “misura” e, riferito al tempo, occasione. Non è ‘il tempo anonimo’ che scivola e porta via ogni cosa con sé, ma il momento pieno, un momento gratuito e sorprendente. E il momento ‘sorpresa’, per le alunne più piccole - di I, II e III Primaria - è arrivato quando ad Isabella, una ragazza affetta da sindrome down, già presente a scuola come aiuto in diverse attività di ordine e pulizie, è stato assegnato il compito di assisterle durante il lavaggio dei denti. Un compito non così scontato perché prevede di riconoscere il proprio nome su spazzolino e dentifricio ed eseguire la pulizia secondo regole precise. La cosa innovativa è stata affidare il ruolo di guida una ragazza down, creando una relazione vincente: Isabella ha realizzato il suo sogno di lavorare con le bambine e le bambine hanno percepito come normale una persona che visivamente si presenta invece come diversa.Un’esperienza che servirà loro, anche in adolescenza, a riconoscere il valore di persone che spesso non si prendono in considerazione.Isabella si è poi sentita ancor più felice quando è stata intervistata dalle alunne di IV e V Primaria, che le hanno rivolto molte domande personali, facendo emergere il ritratto di una ragazza che ha molte cose in comune con loro. La diversità è stata annullata, hanno pranzato insieme e chiacchierato come amiche. Da quel momento non è più stata solo l’assistente del bagno delle compagne più piccole, ma un’amica con cui avere future relazioni.In un ambito più ampio, le ragazze della Secondaria hanno invece potuto conoscere più a fondo il mondo di chi ha una vita che non scorre su binari “normali”, incontrando la giornalista Valentina Bazzani, costretta su una sedia a rotelle dall’età di dodici anni, autrice di "Quattro ruote e tacco 12. La vita come possibilità" dove si racconta senza mai cadere nel vittimismo.

Un mondo così lontano, come quello di chi è affetto da distrofia muscolare, si è sovrapposto alla realtà delle alunne e questa giovane donna, vivace, intelligente e rassicurante, piena di spirito e voglia di vivere, ha permesso loro di guardare nel dolore del suo passato e nella sua forza di oggi.

“Severamente vietato rinunciare alla femminilità” ha risposto a chi le ha chiesto se si fosse mai sentita davvero diversa. Con le sue parole ha cambiato l’ordine dei fattori affermando che la sofferenza è SEMPRE un’opportunità e che è possibile vivere e interagire con il mondo anche senza l’uso delle gambe; ha raccontato come una fede tiepida si è trasformata, attraverso la malattia, in un’ancora a cui ha agganciato la sua vita, consapevole che essa è un dono da scartare ogni giorno.

Dopo due ore insieme, Valentina ha salutato le ragazze dalla sua “carrozza-spider” lasciandole con certezza che non esiste altra disabilità se non quella del cuore.

Il progetto Kairos avrà nuovi sviluppi e continuerà ad insegnare alle alunne Gavia che è possibile fermarsi, leggere il dolore negli occhi di un altro e dire: “Tu diventi me, io divento te”.