"Come una goccia nell’oceano": volontariato in Perù

Riportiamo le testimonianze di un gruppo di studentesse dell’Università Campus Bio-Medico di Roma che ha vissuto un’esperienza di volontariato in Perù.

Si parte per dare qualcosa e si torna avendo ricevuto moltissimo. È l’esperienza di un campo di lavoro in Perù, un progetto di volontariato nato nel 2006 e sviluppato di anno in anno attraverso una collaborazione sempre più stretta tra l’Università Campus Bio-Medico di Roma e Condoray, iniziativa sociale nata negli anni '60. Dal 2015 questo legame si è esteso anche alla Caritas diocesana locale, arrivando a coinvolgere tutto il territorio di Cañete-Yauyos.

"Fare quello che c'è da fare", con il sorriso sulle labbra

L'iniziativa coinvolge circa 30 ragazze, tra professioniste e studentesse di vari corsi di laurea, non solo di ambito sanitario. “In un contesto così particolare, ognuna di loro impara a sentirsi utile - afferma la prof. Alloni, una delle coordinatrici del progetto - facendo quello che c’è da fare, con allegria e disponibilità”.

Ma il lavoro delle ragazze è cominciato prima di arrivare a san Vicente di Cañete: “Nei nove mesi precedenti alla partenza -. racconta Maria Giuseppina, al terzo anno di Scienze Infermieristiche - abbiamo cominciato ad incontrarci mensilmente. Non solo per prepararci a questa nuova avventura e imparare un po’ di spagnolo, ma anche per vivere la carità in azione, facendo diverse esperienze di volontariato”.

Non siamo andati a salvare nessuno: ciò che abbiamo fatto nel nostro piccolo è stato creare legami

Con il supporto e l’aiuto delle promotoras, donne dei villaggi che ricevono una speciale formazione da parte di Condoray, le ragazze hanno così potuto conoscere e visitare nelle loro case molte persone che vivono in condizioni di difficoltà, a causa di malattia o invalidità, e offrire loro un aiuto concreto. “Ciò che mi ha colpito maggiormente è stata la facilità con cui abbiamo creato, insieme alle persone del posto, un network di relazioni - racconta Gloria, studentessa di Scienze politiche -. Non siamo andati a salvare nessuno: ciò che abbiamo fatto nel nostro piccolo è stato creare legami, cercare di entrare, a nostro modo, all'interno di una comunità per aiutare”.

Il volontariato come aiuto concreto

Le attività svolte dalle ragazze sono molte e diverse tra loro: si va dall'aiutare le persone a riordinare la propria casa alle campagne di promozione della salute; alle visite mediche; alla gestione di laboratori ricreativi per i bambini nei centri Condoray; ai consigli alle famiglie che vivono nelle zone più povere sulla gestione domestica degli spazi, del tempo e delle risorse; al lavoro fianco a fianco con gli assistenti sociali della Caritas.

Nonostante le tante cose da fare, non sono mancati neanche i momenti di riflessione: “Sotto la guida spirituale di don Victor, presenza giornaliera all’interno del campo - spiega Maria Giuseppina -, abbiamo affrontato varie tematiche, condividendo le nostre impressioni. Questo ha dato all’esperienza un valore in più: mi ha permesso di avere dei momenti per raccogliermi in silenzio, confrontandomi con Dio e creando con Lui un dialogo vero e autentico”.

Le studentesse di Scienze della Nutrizione hanno poi avuto un ruolo importante nella promozione di una campagna per una corretta alimentazione, sia attraverso la creazione di giochi educativi con i bambini, che organizzando lezioni per madri e anziani. Gli insegnanti di varie scuole hanno potuto avere un supporto nella loro azione di miglioramento della cultura alimentare, per far coesistere le ricette tradizionali con i principi della corretta nutrizione.

"Ciò che facciamo non è che una goccia nell’oceano. Ma se questa goccia non ci fosse, all’oceano mancherebbe" (Madre Teresa)

Fondamentale, oltre all’aiuto e alla guida delle promotoras, la possibilità di lavorare nel presidio sanitario della Caritas di Cañete-Yauyos, attraverso lo svolgimento di centinaia di visite mediche di vario tipo (cardiologiche, di medicina generale, chirurgiche, ginecologiche), oltre che consulenze infermieristiche e nutrizionali.

L'importanza di far parte di una comunità

“Mi ha fatto bene vedere nella realtà ciò che fino a quel momento avevo letto solo nei libri”, afferma Gloria, alla sua prima esperienza in Perù. "Grazie a questo viaggio, mi sono resa conto che una relazione umana può davvero salvare delle vite, creare comunità, dare senso al gruppo, facendo capire che la propria identità e quella della famiglia sono in relazione con altre”.

"Come diceva Madre Teresa di Calcutta: Sappiamo bene che ciò che facciamo non è che una goccia nell’oceano. Ma se questa goccia non ci fosse, all’oceano mancherebbe - conclude Maria Giuseppina -. Quello che abbiamo vissuto è semplicemente una parte di un progetto molto più grande che non si ferma qui, ma che grazie a noi continua in un meccanismo di Provvidenza e collaborazione".