“Compendio” del Catechismo della Chiesa cattolica

Lo scorso 28 giugno Papa Benedetto XVI ha presentato il “Compendio” del Catechismo della Chiesa Cattolica preparato da una commissione speciale da lui presieduta quando era Prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede. Verrà pubblicato dalla Libreria Editrice Vaticana in coedizione con le Edizioni San Paolo. Offriamo parte di un’intervista rilasciata nel 2003 dal Card. Ratzinger alla rivista “30giorni”.

Eminenza, perché un Compendio del Catechismo? Il testo pubblicato nel 1992 era troppo ponderoso?

Il desiderio di un Catechismo breve è nato subito dopo la pubblicazione di quello grande. L’edizione del 1992 è un punto di riferimento importante per sapere cosa insegna la Chiesa, ed è per questo utile anche per i non cattolici. D’altra parte però risulta troppo voluminoso soprattutto per il semplice uso catechistico.

Da qui la necessità di una sintesi – in una forma breve, semplice e chiara – di ciò che è essenziale e fondamentale della fede e della morale cattolica. Nel frattempo sono stati pubblicati diversi tentativi in questo senso. Nessuno veramente riuscito, direi.

Finalmente nel Congresso internazionale celebrato in Vaticano lo scorso ottobre per i dieci anni del Catechismo è stato espresso questo desiderio al Santo Padre. E il Papa ha acconsentito.

Eppure, come ha affermato il cardinale di Vienna Christoph Schönborn, l’idea stessa di catechismo è rifiutata molto frequentemente «per lo meno nei Paesi germanofoni e soprattutto nell’ambiente ufficiale della catechesi»…

È vero, c’è una certa avversione verso ogni tentativo di “cristallizzare” in parole una dottrina, in nome di una flessibilità, e c’è un certo antidogmatismo che è vivo in molti cuori; e, soprattutto, il movimento catechistico postconciliare ha accentuato l’aspetto antropologico della questione e ha creduto che un catechismo, essendo troppo dottrinale, sarebbe di impedimento al necessario dialogo con l’uomo di oggi.

Noi siamo convinti del contrario. Per dialogare bene è necessario sapere di cosa dobbiamo parlare. È necessario conoscere la sostanza della nostra fede. Per questo un catechismo oggi è più che mai necessario.

Anche alla luce dell’«esito catastrofico della catechesi moderna» da lei denunciato alcuni anni fa?

È un fatto. Senza voler condannare nessuno è evidente che oggi l’ignoranza religiosa è tremenda, basta parlare con le nuove generazioni… Nel post-Concilio evidentemente non si è riusciti concretamente a trasmettere i contenuti della fede cristiana.

Quali saranno i criteri generali con cui verrà compilato il Compendio? Sarà strutturato in domande e risposte?

Stiamo ancora riflettendo; sembra che si vada verso il sistema di domanda e risposta, che è usato anche fuori dalla Chiesa cattolica, ma non oso fare il profeta anche perché il progetto andrà trasmesso a tutti i cardinali e ai presidenti delle Conferenze episcopali e dipendiamo molto anche dalle loro reazioni.

Il Compendio non sarà un Compendio della fede cattolica ma il Compendio del Catechismo del 1992, cui dovrà essere fedele. Allo stesso tempo poi il Compendio dovrà avere caratteristiche di leggibilità che lo rendano veramente accessibile a molti.

Se si ritornasse alla formula domanda-risposta si tratterebbe di un recupero della metodologia del Catechismo di san Pio X…

A dire il vero anche i catechismi dell’epoca della Riforma, sia quelli cattolici che quelli di Martin Lutero, usano questo metodo. In effetti l’uomo ha le sue domande e la fede si presenta come risposta a queste domande.

Così proprio in un periodo come quello odierno, in cui il dialogo è ritenuto giustamente essenziale nell’educazione alla fede e nella relazione tra i vari gruppi umani, mi sembra naturale che il metodo dialogico domanda-risposta trovi applicazione in un libro come il Compendio.

A proposito del Catechismo di san Pio X, che tutt’oggi continua ad avere degli estimatori: con la pubblicazione del Compendio è da ritenersi definitivamente sorpassato?

La fede come tale è sempre identica. Quindi anche il Catechismo di san Pio X conserva sempre il suo valore. Può cambiare invece il modo di trasmettere i contenuti della fede. E quindi ci si può chiedere se il Catechismo di san Pio X possa in questo senso essere considerato ancora valido oggi.

Credo che il Compendio che stiamo preparando possa rispondere al meglio alle esigenze di oggi. Ma questo non esclude che ci possano essere persone o gruppi di persone che si sentano più a loro agio col Catechismo di san Pio X.

Non bisogna dimenticare che quel Catechismo derivava da un testo che era stato preparato dallo stesso Papa quando era vescovo di Mantova. Si trattava di un testo frutto dell’esperienza catechistica personale di Giuseppe Sarto e che aveva le caratteristiche di semplicità di esposizione e di profondità di contenuti.

Anche per questo il Catechismo di san Pio X potrà avere anche in futuro degli amici. Ma questo non rende certo superfluo il nostro lavoro…

Una volta pubblicato dovrà essere normativo per tutti i Catechismi delle Conferenze episcopali?

Il testo sarà normativo per quel che riguarda i contenuti dottrinali, che sono quelli del Catechismo del 1992. Mentre offrirà dei suggerimenti riguardo al metodo, visto che in questo campo deve essere lasciata una grande libertà perché i contesti sociali e culturali nell’orbe cattolico sono molto diversi tra di loro. Fatti salvi i contenuti essenziali della fede, una certa flessibilità metodologica è sempre necessaria nella catechesi.

Dovrà essere usato anche nei seminari e nelle facoltà teologiche?

Il Compendio sarà utile per la catechesi parrocchiale, di gruppi di preghiera, di movimenti ecclesiali. Per i seminari e le facoltà teologiche è importante fare riferimento al “grande” Catechismo del 1992. In questi ambienti dovrebbero già avere assimilato quello che verrà pubblicato nel Compendio…

Il Catechismo del 1992 è stato venduto in milioni di copie. Ma è stato effettivamente utilizzato poi per la composizione di catechismi nazionali?

Negli Stati Uniti nessun catechismo e nessun libro catechistico può essere pubblicato se non è provata la concordanza col Catechismo del 1992. In alcuni Paesi asiatici, come ad esempio in India, è usato nei college come il libro di riferimento per conoscere la dottrina cattolica. In altri Paesi questo non è accaduto.

Forse il Catechismo del 1992, come succede per tanti libri, è stato più venduto che letto… Forse poteva essere più utilizzato. Credo comunque che abbia avuto una sua forza nel concretizzare il cammino dottrinale e pastorale di questo ultimo decennio.

Questo Compendio sarà rivolto a chi ha già incontrato il fatto cristiano?

Questo Compendio, come il Catechismo del 1992, è rivolto soprattutto ai vescovi, ai sacerdoti, ai catechisti, ai maestri e agli annunciatori della fede. Dobbiamo tenere sempre presente però quello che ci dice san Paolo, e cioè che la fede non viene dalla lettura ma dall’ascolto. Nello stesso Catechismo del 1992 è spiegato poi che il cristianesimo non è una religione del libro.

La fede si trasmette personalmente, non attraverso la lettura del Catechismo. Lettura che può essere utile anche ai non cristiani che desiderano informarsi su quello che crede e insegna la Chiesa cattolica.

Nel Compendio verranno trattate anche questioni dibattute, come la pena di morte, o tristemente di attualità, come la dottrina della “guerra giusta”?

Tutti i contenuti essenziali della catechesi dovranno trovare posto nel Compendio. Compresi i temi da lei citati, che furono i più discussi nella Commissione che preparò il Catechismo del 1992. Si tratta di temi di morale cristiana di grande importanza. E nel Compendio devono trovare spazio non solo temi di morale individuale, ma anche questi temi di morale pubblica.

Riguardo a questi due temi, pena di morte e guerra giusta, è possibile che ci siano degli sviluppi rispetto a come sono stati trattati nel 1992?

In effetti sulla questione della pena di morte tra la prima edizione del Catechismo 1992 e la sua editio typica in latino uscita nel 1997, c’è stata una evoluzione notevole. La sostanza è rimasta identica, ma la strutturazione degli argomenti si è sviluppata in senso restrittivo. Non escludo che su questi temi ci possano essere delle variazioni nel tipo di argomentazioni e che nelle proporzioni dei diversi aspetti dei problemi ci possano essere delle variazioni. Escluderei cambiamenti radicali.

    ZENIT