Credevamo in Dio … a modo nostro

Ex militanti del Partito Comunista francese, oggi Anna e suo fratello Fabio sono membri dell’Opus Dei. Poco tempo dopo l’ordinazione sacerdotale di Fabio, Anna ripercorre la loro storia.

Anna, suo fratello Fabio è diventato sacerdote. Che cosa prova?

Ne sono molto orgogliosa e molto fiera. Mio padre, molto commosso, è andato a Roma per l’ordinazione, benché non sia praticante: la cerimonia e l’accoglienza della gente che ha incontrato l’hanno toccato. È ritornato trasformato: “È stato formidabile” mi ha detto.

Da bambina che rapporto aveva con lui?

Eravamo molto vicini. Sono stata sempre molto fiera di lui: era apprezzato dai suoi insegnanti e dai suoi amici, buono studente e buon compagno.

Siete una famiglia cattolica?

Mia madre non era praticante, ma ci aveva iscritti al catechismo e festeggiavamo la Risurrezione del Signore a Pasqua. Credevamo in Dio a modo nostro. Mio padre era un comunista convinto; ha da poco ricevuto una medaglia del partito. Quando io avevo 17 anni e mio fratello Fabio 15 ci siamo iscritti alla cellula Ho Chi Min del nostro quartiere a Argenteuil (fuori Parigi). Ero attirata particolarmente dalla lotta contro il razzismo, volevo fare qualcosa per la società: renderla più solidale, più umana, favorire l’altruismo. Mi ricordo di un meeting con Georges Marchais al quale abbiamo assistito: mi entusiasmai e mi convinsi che il comunismo avrebbe salvato il mondo.

Che studi ha seguito?

Ero al liceo professionale di Argenteuil. Il liceo professionale non è tenuto molto in considerazione ma io mi trovavo bene: inoltre alla mia famiglia non importava che tipo di scuola frequentassi. L’importante era che io fossi felice. Quando mia madre è morta di cancro ho visto mio padre sacrificarsi per noi. Da quel momento non ho più creduto in Dio, nemmeno “a modo nostro”. Appena ho terminato gli studi ho cercato lavoro, ma sono rimasta disoccupata per tre anni. A casa c’era molto da fare ma mio padre mi incoraggiava a entrare nel mondo professionale. Fabio, da parte sua, era andato a Parigi a studiare Ingegneria. Alla fine, grazie a un’amica di famiglia, ho trovato impiego alla scuola media di Argenteuil come bidella. Il mio incarico consisteva, oltre che alla pulizia dei locali, nel distribuire i pasti alla mensa.

Come si è riavvicinata alla religione?

Un giorno Fabio mi ha spiegato che si stava riavvicinando al cristianesimo: aveva conosciuto un ragazzo in università, un cattolico praticante. A Natale, mi ha regalato una Bibbia. L’ho letta. Qualche tempo dopo, mi ha proposto di andare a Messa con lui nella chiesa della Madeleine. Ho accettato per fargli piacere. Vedendolo inginocchiarsi davanti al tabernacolo ho capito che credeva veramente. A poco a poco mi ha spiegato che cosa stava vivendo e tutto ciò mi attirava. Dato che recitava il rosario, ne ho comprato uno anch'io e lui mi ha insegnato a recitarlo. Ho cominciato ad andare a Messa la domenica con lui e a confessarmi ogni tanto.

E il suo incontro con l’Opus Dei?

Fabio mi parlava della gioia e della pace che regnavano nel centro dell'Opus Dei che frequentava. Lo trovavo meraviglioso, ma restavo diffidente. Nel 1992 Fabio mi ha proposto di assistere alla beatificazione del fondatore dell’Opus Dei. Mi sono iscritta al Foyer Monbièvre per partecipare al viaggio a Roma. L’atmosfera era allegra. Ho scoperto l’Opus Dei e ho incontrato alcune numerarie ausiliari. Mio fratello mi aveva parlato molto di queste persone che, nell’Opus Dei, si occupano della casa. Aveva molta ammirazione per il loro lavoro: far sì che il “centro” fosse un focolare di famiglia. Ciò corrispondeva un po’ a quello che facevo alla scuola media dove lavoravo.

Perché diventare numeraria ausiliare?

Tutto ciò che mio fratello mi raccontava delle numerarie ausiliari mi attirava: il servizio agli altri, il desiderio di rendere felici le persone che ci stanno accanto e di aiutarle con dettagli concreti. Ho quindi chiesto di far parte dell’Opus Dei come numeraria ausiliare. Per un anno ho lavorato in un centro restando ad abitare ad Argenteuil. Ciò mi ha permesso di conoscere da vicino il lavoro e l’ambiente e mi ha confermato nella mia decisione. Mio padre era inquieto perché trovava rischioso lasciare un posto di lavoro stabile nel pubblico impiego. Ma ha sempre rispettato la nostra libertà.

Lei è felice?

Sì. Quando ero comunista volevo rendere la società più solidale. Oggi, lo faccio attraverso il mio lavoro: sorridendo mentre servo a tavola, rispondendo con cortesia al telefono. In più, nell’Opus Dei, ho imparato a pregare per le persone di cui mi prendo cura. È la cosa migliore che io possa fare per loro. E conosco poi molte altre persone. Anche se non sono praticanti, tutti sono contenti di sapere che prego per loro e sovente mi confidano le loro preoccupazioni.