Domande e risposte sul miracolo attribuito all’intercessione del Beato Josemaría Escrivá

Che malattia ha sofferto il dottor Nevado e quali ne sono i sintomi?

Il dottor Nevado ha sofferto di radiodermite cronica. Gli specialisti consultati e la bibliografia medica disponibile su questa malattia la descrivono in varie fasi, a seconda dell’evoluzione che abbia raggiunto. Nella fase iniziale, presenta i seguenti sintomi: la pelle della zona dorsale delle dita diviene secca e brillante, scompare la peluria, le unghie sono più fragili e con delle striature longitudinali. Si avvertono anche parestesie e ipersensibilità al calore.

Come evolve la radiodermite?

Mentre la malattia evolve la pelle è senza peli, secca, sottile per atrofia dell’epidermide, facilmente vulnerabile ai più piccoli traumatismi, discromica, con aree d’iperpigmentazione e piccoli ematomi organizzati (definite macchie di carbone). L’epidermide ha aree desquamate e fissurate (ulcere lineari).

Nella fase successiva si osservano lesioni a carattere evolutivo, quali verruche e ulcerazioni, che si aggravano progressivamente nonostante il paziente abbia smesso di esporsi alle radiazioni. Quindi, appaiono placche ipercheratosiche e formazioni cornee piuttosto dolorose sulle superfici laterali delle dita e ai polpastrelli. Diminuisce la funzionalità delle mani. La pelle offre all’osservazione delle chiazze d’atrofia epidermica e di fibrosi del derma. La radiodermite cronica evolutiva, inoltre, provoca spesso dolori.

Nella radiodermite cronica cancerizzata, la trasformazione neoplastica avviene a partire dalle ulcerazioni o dai cheratomi. A questo punto c’è il rischio che il cancro si estenda ad altri organi (metastasi).

L’evoluzione della radiodermite del dottor Nevado era giunta esattamente a questo stadio in cui compaiono lesioni cancerose delle mani.

È curabile la radiodermite cronica?

No. Non esiste un trattamento efficace per quest’affezione. Ci si avvale di cure palliative per attenuare i vari sintomi. Quando le lesioni comportano un grave danno, si può far ricorso alla resezione chirurgica delle placche di radiodermite evolutiva e neoplastica con conseguente riparazione mediante tecniche di chirurgia plastica ricostruttiva (innesti cutanei), e se le lesioni raggiungono un livello più profondo, non rimane altro che l’amputazione delle parti compromesse.

Si può considerare una malattia grave?

Sì. È una malattia grave a motivo della sua tendenza a progredire, dei sui effetti limitanti la funzionalità delle membra coinvolte e del rischio, quasi immediato quando compaiono carcinomi epidermoidi, che degeneri in un processo canceroso generalizzato.

Nel caso del dottor Nevado si può parlare di una guarigione completa?

Sì, senza dubbio. L’aspetto delle mani è praticamente normale. Gli unici segni rimasti vanno ritenuti esiti cicatriziali di una malattia guarita. Inoltre, le mani hanno recuperato la mobilità, la funzionalità e la sensibilità perdute.

Esiste qualche rischio di ricaduta?

Questa malattia nel suo decorso spontaneo segue sempre uno sviluppo degenerativo: invece, nel dottor Nevado dopo la guarigione si è osservata un’inversione di tendenza verso una completa normalità. E’ tornato a operare alcune settimane dopo la guarigione, nel gennaio del 1993, e da allora non ha avuto ricadute: ciò permette di affermare che si tratta di una guarigione definitiva.

È possibile attribuire a un processo di suggestione il miglioramento sintomatologico della radiodermite cronica? No. La natura dell’affezione non ha un’origine psicologica; le lesioni sono prodotte da cause fisiche, ossia dall’esposizione prolungata a radiazioni ionizzanti e in ogni fase evolutiva sono perfettamente osservabili dall’esterno.

Il dottor Nevado aveva un cancro?

Le conclusioni della Consulta Medica fissano la diagnosi della malattia del dottor Nevado nel modo che segue “Cancerizzazione da radiodermite cronica grave al 3º stadio, in fase d’irreversibilità”. Sebbene non sia stato effettuato uno studio bioptico delle lesioni, tuttavia la Consulta ha ritenuto che la diagnosi era pienamente supportata dal giudizio clinico concorde degli specialisti in dermatologia, che avevano esaminato le mani del dottor Nevado e dalla storia evolutiva della malattia. La presenza di un carcinoma epidermoide conferma che la radiodermite ha raggiunto il terzo stadio e pertanto che la prognosi è indubbiamente più grave, giungendo a mettere a repentaglio la vita del paziente.

Chi fece conoscere la diagnosi al dottor Nevado?

La diagnosi era per lui più che evidente fin dai primi sintomi. Nessuno meglio dello stesso interessato, chirurgo traumatologo, conosceva la storia di questa sua malattia. D’altra parte, altri suoi colleghi, professori di dermatologia, avevano emesso una diagnosi senza ombra di dubbio: radiodermite cronica. Per questo motivo non si sottopose a biopsia: non c’era possibilità di dubbio sulla natura dell’affezione, sulla sua origine e sul suo carattere progressivo. Il dottor Nevado, come tutti i medici della sua generazione, conosceva la storia di altri specialisti morti a seguito di metastasi tumorali – gangli ascellari, polmone e fegato – provocate dalla radiodermite cronica.

La radiodermite cronica è una malattia frequente, assai conosciuta, con una sintomatologia del tutto caratteristica tra i chirurghi che utilizzavano la radioscopia per ridurre le fratture. Il dottor Nevado ha praticato la radioscopia quotidianamente per gran parte della sua vita professionale. La certezza della diagnosi e del carattere irreversibile delle lesioni erano tanto chiare che né l’interessato né i colleghi consultati ritennero necessario effettuare altre verifiche. Poiché era evidente il carattere maligno di almeno una delle lesioni, lo specialista gli raccomandò di effettuarne la estirpazione chirurgica. Poco dopo, però, avvenne la guarigione miracolosa.

Il dottor Nevado fa parte dell’Opus Dei?

No. Né lui né alcun membro della sua famiglia.

Nella Consulta Medica del 10 luglio del 1997 ha partecipato qualche medico dell’Opus Dei?

Alla commissione medica che la Congregazione per le Cause dei Santi nominò il 10 luglio 1997 al fine di esaminare se tale guarigione fosse di carattere scientificamente inesplicabile, non ha partecipato alcun medico dell’Opus Dei né altre persone appartenenti alla Prelatura.

Sono avvenuti altri miracoli? Perché è stato scelto proprio questo per far proseguire il processo di canonizzazione?

Alla Postulazione sono giunte notizie di altri presunti miracoli. È in corso di pubblicazione un libro che espone diciannove guarigioni straordinarie, attribuite all’intercessione del beato Josemaría Escrivá. Alla Congregazione delle Cause dei Santi sono state presentate circa trenta narrazioni di guarigioni inspiegabili accadute in Australia, Austria, Brasile, Cile, Ecuador, Spagna, Stati Uniti, Filippine, Honduras, Italia, Perù, Portorico e Venezuela. Tutte queste narrazioni offrivano indizi sufficienti per iniziare un processo, poiché sono state dichiarate scientificamente inspiegabili da medici specialisti. Una scelta comporta sempre l’esclusione di altre possibilità, non perché siano peggiori: hanno contribuito alla scelta ragioni di tempo.