“Dora ha dimostrato che la famiglia si fa giorno dopo giorno”

Intervista a mons. José Luis Gutiérrez, postulatore della causa di Canonizzazione di Dora del Hoyo. Ha conosciuto Dora e ora ne studia la santità.

Intervista al postulatore della causa di Canonizzazione di Dora, mons. José Luis Gutiérrez, che per molti anni ha lavorato nella Congregazione per le Cause dei Santi ed è anche professore ordinario emerito nella Facoltà di Diritto Canonico della Pontificia Università della Santa Croce.

Ha conosciuto Dora del Hoyo?

Sì, in diverse occasioni, soprattutto tra il 1970 e il 1975, durante i corsi di formazione che avevano luogo ogni anno, nei quali mi venivano affidate lezioni di teologia e altre attività di ambito sacerdotale. Di lei ho potuto notare la grande delicatezza e la naturalezza; era una delle tante partecipanti, ma di tutte, quasi senza cercarlo, si guadagnava l’affetto.

Che significato ha una causa di canonizzazione?

Il fine di una causa di canonizzazione è la gloria di Dio e il bene della Chiesa e delle anime. Vengono posti alla vista di tutti coloro che si sono adoperati per corrispondere alla grazia, per amare e servire il Signore durante la vita, lottando per superare i difetti, che tutti noi abbiamo. I santi si presentano come modelli e intercessori, affinché noi che siamo sulla terra ci sentiamo spinti e accompagnati nel nostro cammino verso la santità, alla quale tutti ci sentiamo chiamati, ciascuno nella propria situazione e nelle proprie circostanze. Coloro che godono del cielo non hanno bisogno dell’incenso che bruciamo in loro onore: siamo noi che traiamo beneficio dalla loro canonizzazione.

Che importanza ha per la Chiesa, per le anime e per la società una causa di canonizzazione come quella di Dora?

Dora ha dedicato l’intera sua vita, con autentica passione e legittimo orgoglio, ai lavori domestici. Il suo compito consisteva nel fare sentire il calore di casa a quanti le stavano vicino e costituivano la sua famiglia. Si è appena concluso a Milano il VII Incontro mondiale delle famiglie, nel quale il Santo Padre Benedetto XVI ha sottolineato ancora una volta l’importanza fondamentale della famiglia come patrimonio principale dell’umanità. Una famiglia non si costruisce soltanto su principi astratti: si crea ogni giorno, con il contributo di tutti coloro che ne fanno parte. Tutti abbiamo la necessità di un focolare, pulito, ordinato, gradevole agli occhi, nel quale condividiamo con altri i nostri momenti più intimi e ci sentiamo amati e compresi. Il compito di chi, con lo sguardo volto a Dio, si dedica con amore alla cura di questo ambiente – una padrona di casa o una collaboratrice domestica – costituisce il fondamento dell’edificio e contribuisce in modo efficacissimo alla pace, all’unità e alla gioia che debbono regnare sotto ogni tetto.

Dora ha saputo voler bene alle persone, amare il proprio lavoro che non ha mai considerato – perché non lo è – di un livello inferiore ed era contenta di aggiornarsi sui progressi della tecnica per svolgerlo con sempre maggiore efficacia. Presentare questo programma come un cammino di santità riconosciuto dalla Chiesa è uno stimolo per tanti fedeli cristiani che cercano di cavarsela nelle mille situazioni della loro vita ordinaria, ed è anche un contributo prezioso al bene della società.

Come si svolge un processo di canonizzazione?

Se una persona è morta in fama di santità abbondantemente diffusa, e sono molte le persone che ricorrono alla sua intercessione per ottenere da Dio grazie e favori, dopo che sono trascorsi cinque anni dalla sua morte il Postulatore – che rappresenta coloro che vogliono promuovere la causa – chiede l’apertura del processo al Vescovo competente, che nel nostro caso è l’Ecc.mo Mons. Javier Echevarría, Prelato dell’Opus Dei.

Per istruirlo, il Vescovo nomina un giudice, un promotore di giustizia e un notaio: dal momento in cui comincia formalmente il processo, alla persona per la quale si chiede la canonizzazione si dà il titolo di Servo/a di Dio. Il tribunale interroga i testimoni e raccoglie i documenti favorevoli o contrari, che si riferiscono alla vita, all’esercizio delle virtù e alla fama di santità del Servo/a di Dio.

Una volta conclusa questa fase istruttoria, gli atti processuali si inviano a Roma, alla Congregazione per le Cause dei Santi, che si adopera per fare in modo che siano esaminati, in due istanze successive, dai Consultori e dai Cardinali e Vescovi, e che darà la sua opinione sulla santità del Servo/a di Dio, che poi viene presentata al Papa, al quale compete pronunciare il giudizio definitivo. Se il Romano Pontefice l’approva, sarà emesso il decreto con il quale dichiara che la persona ha vissuto le virtù cristiane in maniera eroica, ossia al massimo grado.

Una volta che è stato promulgato il decreto sull’eroicità delle virtù, il Servo/a di Dio può essere beatificato?

No. Sarà necessario che il Postulatore presenti le prove di un miracolo operato da Dio e attribuibile con certezza all’intercessione del Servo/a di Dio. Per raccogliere le prove su un miracolo si istruisce un processo nel luogo dove sono avvenuti i fatti. Raccolte le prove, si inviano alla Congregazione per le Cause dei Santi, che le sottoporrà allo studio di una commissione di sette periti in materia (generalmente medici, perché di solito si tratta di guarigioni scientificamente inspiegabili) e poi dei Consultori e dei Cardinali e Vescovi. Anche in questo caso la Congregazione presenterà i risultati del suo studio al Papa, che decide circa la promulgazione del decreto nel quale si dichiara che il miracolo consta.

Ottenuti i due decreti menzionati – sull’eroicità delle virtù e sul miracolo –, si procede alla beatificazione.

Passerà molto tempo prima che Dora sia beatificata?

Nessuno può dirlo. Sia per le virtù che per il miracolo si deve istruire il corrispondente processo diocesano. Poi, a Roma, si dovrà ordinare tutto il materiale raccolto e presentarlo, stampato, perché sia studiato dai Consultori e dai Cardinali e Vescovi; nel caso del miracolo, anche dai periti in materia, tenendo presente che, per questo esame, c’è una lunga lista d’attesa.

Che si può fare per accelerare l’arrivo di quel momento?

Seguire l’esempio di Dora nel cercare la santità nelle situazioni ordinarie della nostra vita professionale e familiare: questo dev’essere, sin da ora, il frutto fondamentale della causa. Poi, continuare a invocare la sua intercessione perché ci ottenga molte grazie e favori, da comunicare alla postulazione come testimonianza della sua fama di santità e della sua capacità di intercedere dinanzi a Dio. E inoltre, chiederle che, tra queste grazie e favori, ve ne sia almeno uno con le caratteristiche di un autentico miracolo, vale a dire, di un fatto inspiegabile secondo la scienza umana, che possa essere sottoposto al giudizio del Santo Padre.