Formare una famiglia: un sogno da realizzare

Iniziamo oggi la pubblicazione di una serie di interviste ad alcune famiglie alle quali abbiamo chiesto di parlarci delle sfide che affrontano quotidianamente. Con loro abbiamo parlato di evangelizzazione, matrimonio, dei problemi delle giovani coppie e della trasmissione della fede in famiglia. La prima intervista vede come protagonisti Michele e Maria Beatrice, che si sono sposati nel 2014.

Michele e Maria Beatrice hanno 31 e 29 anni. Michele lavora in banca, Maria Beatrice ha appena intrapreso l’attività di avvocato Si sono sposati nel 2014 a Verona dove Michele si è trasferito da Palermo, sua città d’origine. Si sono incontrati per la prima volta nel 2012 a Verona e sono stati fidanzati per due anni facendo su e giù per l’Italia per potersi vedere il più possibile. E’ stato un fidanzamento molto bello, anche se con evidenti difficoltà dovute alla distanza che hanno però dato occasione di imparare a fare sacrifici l’uno per l’altra e di coltivare il desiderio di sposarsi quanto prima.

- Nella società occidentale ci si sposa sempre più tardi o spesso ci si rifiuta di sposarsi: come si può aiutare le giovani coppie a realizzare il sogno di formare una famiglia?

Per buttarsi nell’avventura del matrimonio ci vuole anzitutto la buona volontà. Molti giovani coppie ritardano il matrimonio perché pensano di dover arrivare a quella meta con tutte le carte in regola, e cioè una casa di proprietà, ben arredata fino ai dettagli e un lavoro stabile e sufficientemente redditizio per entrambi. Pensano forse che la felicità del loro matrimonio dipenderà in gran parte dalla serenità a livello economico, che poi sarà anche la principale condizione per poter accogliere dei figli e dare loro il meglio. A queste coppie che attendono le condizioni “ottimali” per sposarsi noi suggeriamo di considerare ciò che conta di più, e cioè la loro relazione. I piccoli grandi sacrifici che si fanno quando non tutto va per il verso giusto spesso costruiscono l’amore molto più di una vita spensierata.

È fondamentale che le persone considerino il fatto di formare una famiglia come un sogno da realizzare: per ottenere questo è importante dare modelli positivi di famiglie, che purtroppo molto spesso mancano. Vorremmo trasmettere il messaggio per cui la realizzazione più importante nella vita di un uomo o di una donna non è a livello professionale, ma relazionale, e questa idea aiuta a superare l’individualismo che caratterizza la società di oggi e ostacola i legami profondi. Bisogna mostrare, in definitiva, la bellezza insita nella famiglia, che è quella di donare se stessi per generare qualcosa di nuovo.

Naturalmente occorrono le condizioni materiali minime per intraprendere una vita familiare. Per questo, a livello socio politico sarebbe opportuno consentire ai giovani un accesso al lavoro più precoce e non estremizzare la necessità di formazione.

- Molti ragazzi optano per la convivenza, come far scoprire loro la bellezza del matrimonio intenso non come vincolo ma come realtà in cui essere pienamente se stessi?

Molti pensano che nella convivenza si è più liberi perché, senza un obbligo giuridico o morale, si ha la possibilità di scegliere ogni giorno di continuare a stare insieme oppure andarsene. Questo potersi scegliere ogni giorno sarebbe perciò il massimo dell’amore vissuto in libertà.

A noi sembra proprio il contrario. La libertà nella convivenza trova un limite nella paura che l’altro se ne vada: ovvero non può esserci piena libertà quando si vive con la paura della libertà dell’altro. Se l’altro è libero di amarmi oppure andarsene quando vuole, non potrò mai sentirmi amato/a per quello che sono veramente, ma cercherò sempre di mostrargli solo il meglio di me, col rischio spesso di non riuscirci perché nessuno è perfetto. Nella convivenza si vive in un patto tacito e privato di amarsi finché si riesce a sopportare i difetti dell’altro. Restiamo un io e un tu. Nel matrimonio invece ci si fa carico della persona, dell’altro, nella sua interezza, difetti compresi, senza porre condizioni. Questo permette a ciascuno di essere se stesso, e vivere senza la paura di perdere l’altro dà la possibilità di impegnarsi per rendere il coniuge davvero felice.

- In che modo la famiglia può essere luogo e strumento per evangelizzare?

La famiglia è il luogo della trasmissione della fede. E’ nella famiglia che fin da piccoli si impara a pregare e a voler bene agli altri. Per trasmettere all’esterno questa fede occorre anzitutto aprirsi alle altre famiglie, aprendo la propria casa, organizzando attività insieme, anche divertenti per gli sposi e i loro figli, creando relazioni di vera amicizia e disponibilità all’aiuto reciproco, non solo materiale ma anche sostenendosi nelle difficoltà che il matrimonio o il rapporto tra genitori e figli possono incontrare. Creare una rete solida permette di contrastare le minacce all’unità della famiglia e consente a ciascuno di progredire nel proprio cammino.