Il mondo sotto la Stazione Ostiense

Ogni martedì sera i ragazzi della residenza universitaria RUI di Roma, si uniscono ai volontari di un'associazione per portare da mangiare ai senzatetto che vivono nei pressi della stazione Ostiense. «Si è certi, allora,– racconta Pietro – di non aver perso tempo o energie, ma di essere diventati immensamente ricchi, di essersi messi in gioco sul serio».

Ogni giorno, a Roma, centinaia di senzatetto si trovano in difficoltà per mangiare. Dalla presa di coscienza di questa esigenza è nata l'attività che ormai con cadenza settimanale si svolge nel piazzale antistante la stazione Ostiense e nei suoi sotterranei grazie all’attività gestita da anni da una associazione romana di volontariato. Ogni martedì sera i ragazzi della RUI si uniscono a questa iniziativa: un gruppetto di tre o quattro residenti si presenta di fronte alla stazione, dove riceve istruzioni sul da farsi da parte dei volontari più esperti. Generalmente la serata è divisa in due parti: all'inizio, a coppie, si porta da mangiare (di solito un primo, un secondo, due panini e frutta) a tutte le persone sedute. Poi, una volta che tutti hanno mangiato, si parla con chi è rimasto e si viene a conoscenza delle storie più incredibili: viaggi intercontinentali per scappare da una guerra, litigi con familiari, situazioni che a volte paiono assurde, e invece sono solo estranee dalla mentalità del “tutto mi è dovuto, tutto è scontato”.

Le prime volte sembra quasi di entrare in un altro mondo, poi si capisce che è tutto vero, e che quelle persone che ci stanno di fronte potremmo essere noi stessi, e allora ci si sente particolarmente vicini, quasi fratelli.

Scendere, con i piatti e i panini, nei sotterranei è un'esperienza particolarmente toccante: ci si rende conto del fatto che quelle persone, così come noi le vediamo, non sono lì di passaggio, o per passare una serata, ma che quello è il loro mondo e quella è la loro vita.

Al nostro arrivo, alcuni di loro fanno festa e si aprono, perché non è più una sera in solitudine, ma una serata trascorsa con amici. Qui abbiamo avuto l’opportunità di ascoltare le storie di queste persone: sulla propria terra natìa, sulla figlia che oramai dev'essere sposata ma chissà dove si trova, sul lavoro perso o sugli amici che hanno fatto carriera... Qualcuno, che prova una grande riconoscenza, ricambia insegnando alcune parole della sua lingua d'origine, o raccontando barzellette, o diventando lui stesso volontario.

È questo, in effetti, il regalo maggiore: donare il proprio tempo, le esperienze personali, la propria fraternità a chi è solo. A dirla tutta, si è ben consapevoli che il dono più grande lo fanno loro a ciascuno di noi: ci trattano come fratelli, ci affidano le esperienze della loro vita affinché noi possiamo conoscere il mondo; ci trasmettono, soprattutto, il loro ottimismo e la voglia di vivere, nonostante tutte le difficoltà e i disagi.

Si è certi, allora, tornando in residenza, di non aver perso tempo o energie, ma di essere diventati immensamente ricchi, di essersi messi in gioco sul serio, di aver “gettato le reti”, e di aver raccolto molto.

Pietro Vorini