Il Papa: San Paolo, modello di evangelizzatore

San Paolo rappresenta il modello dell'annuncio del Cristo, ha detto Benedetto XVI in occasione dell'Udienza generale tenutasi nell'aula Paolo VI.

Riprendendo il ciclo di catechesi sulla figura di Paolo di Tarso, in occasione dell'anno giubilare a lui dedicato, il Papa ha voluto offrire ai fedeli una riflessione sulle tappe principali della vita dell'Apostolo delle Genti, dedicata “all’annuncio del Vangelo senza risparmio di energie”.

"Vediamo – ha detto il Pontefice – un impegno che si spiega soltanto con un'anima realmente affascinata dalla luce del Vangelo, innamorata di Cristo, un’anima sostenuta da una convinzione profonda: è necessario portare al mondo la luce di Cristo, annunciare il Vangelo a tutti”.

La riflessione del Santo Padre è partita dalla nascita di Paolo, avvenuta a Tarso, nell'odierna Turchia, dove era stato proconsole anche Cicerone, intorno all’8 d.C. Paolo è un ebreo della diaspora che parlava greco, aveva un nome di origine latina ed era insignito della cittadinanza romana.

"Paolo – ha detto il Vescovo di Roma – appare quindi collocato sulla frontiera di tre culture diverse, e forse anche per questo era disponibile a feconde aperture universalistiche, come si rivelerà nel corso della vita”.

San Paolo, ha proseguito, imparò anche un lavoro manuale, quello di “fabbricatore di tende”.

Il Papa si è soffermato poi sulla formazione giovanile di Paolo, che intorno all'età di 12-13 anni lasciò Tarso per recarsi a Gerusalemme dove fu educato da Gamaliele il Vecchio, “secondo le più rigide norme del fariseismo e acquisendo un grande zelo per la Torah mosaica”.

"Sulla base di questa ortodossia profonda che aveva imparato alla scuola di Hillèl, in Gerusalemme – ha spiegato –, intravide nel nuovo movimento che si richiamava a Gesù di Nazaret un rischio, una minaccia per l'identità giudaica, per la vera ortodossia dei padri”.

Ecco perché, ha aggiunto, Paolo ha “fieramente perseguitato la Chiesa di Dio”.

La sua conversione avvenne intorno al 34 d.C. sulla strada per Damasco, in Siria, dove si recò con l'incarico di imprigionare i cristiani di quella città.

Benedetto XVI ha quindi rivolto il suo pensiero ai viaggi missionari di San Paolo, per esortare i fedeli a seguire il suo esempio.

Il primo di questi, che toccò Cipro e l’Anatolia centro-meridionale, nell'attuale Turchia, fu in realtà affidato a Barnaba, un giudeo-levita nativo di Cipro, che fu uno dei primi ad abbracciare il cristianesimo, dopo la risurrezione di Gesù.

Il secondo viaggio viene invece intrapreso in prima persona da Paolo, dopo il cosiddetto Concilio di Gerusalemme, in cui gli Apostoli decidono di non imporre ai pagani convertiti l’osservanza della legge mosaica.

Durante il terzo viaggio, a Corinto, ha poi rammentato, Paolo scrive la più grande delle sue Lettere, quella ai Romani, che rappresenta la sintesi del suo annuncio. Durante questo viaggio, San Paolo viene arrestato e successivamente condotto prigioniero a Roma.

"Preghiamo – ha poi esorato il Papa – affinché il Signore, che ha fatto vedere la sua luce a Paolo, gli ha fatto sentire la sua Parola, ha toccato il suo cuore intimamente, faccia vedere anche a noi la sua luce, perché anche il nostro cuore sia toccato dalla sua Parola e possiamo così anche noi dare al mondo di oggi, che ne ha sete, la luce del Vangelo e la verità di Cristo".

Dopo la catechesi, rivolgendo alcune parole di saluto ai pellegrini di lingua francese presenti, Benedetto XVI ha quindi detto: “Possa l'esempio di San Paolo  insegnarci a testimoniare infaticabilmente Cristo e affrontare con coraggio le prove della vita per metterle sotto lo sguardo di Cristo”.

“Mettiamo, come lui, gli affanni delle nazioni nelle nostre preghiere e nel nostro impegno missionario”, ha infine concluso.

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