L’orto urbano della business school

“Mettiamo radici” offre a giovani provenienti da sacche disagiate della Città, l’opportunità di effettuare un percorso educativo a contatto con la natura tramite attività laboratoriali e imprenditoriali che mettono al centro la persona e il bene comune.

L’Associazione Alumni IPE nasce nel 2005 su iniziativa di 15 ex-allievi della Business School napoletana IPE e oggi conta circa 500 soci. Per celebrare il suo decimo anniversario l’Associazione - da sempre impegnata nell’erogazione di borse di studio per gli studenti meritevoli frequentanti i Master della Scuola - ha deciso di fare qualcosa che lasciasse un segno tangibile, qualcosa che avesse un impatto sulla città di Napoli.

È nata così l’idea di finanziare un’associazione non-profit tramite un bando da 15.000€ una tantum per un progetto annuale che riuscisse a coniugare finalità culturali e sociali. Dei 42 progetti presentati e tra i 10 finalisti è stato selezionato “Mettiamo radici” del Centro Shalom, volto alla creazione di due orti urbani, uno a Materdei e uno nei pressi della Riviera di Chiaia. Tale progetto si inserisce in un percorso nato nel 1988 e promosso dalla Compagnia delle Figlie della Carità con l’obiettivo di incontrare i bisogni dei ragazzi meno abbienti dei due quartieri napoletani.

“Mettiamo radici” offre a giovani provenienti da sacche disagiate della Città, l’opportunità di effettuare un percorso educativo a contatto con la natura tramite attività laboratoriali e imprenditoriali che mettono al centro la persona e il bene comune, alla scoperta di un nuovo stile di vita basato sulla cultura della cura, della responsabilizzazione e della cooperazione.

Il fulcro è la terra, i suoi prodotti, le opportunità ludiche, agrituristiche e commerciali che offre: questi due orti sono rapidamente divenuti una chance di integrazione concreta e sostenibile, nonché degli spazi di confronto e di emancipazione socio-culturale alla scoperta dei valori essenziali della vita.

40 ragazzi tra i 9 e i 18 anni sono stati coinvolti in tale progetto, ognuno con la propria storia e il proprio bagaglio di esperienze al quale si aggiunge questa sfida impegnativa e preziosa che testimonia a tutta la Città quanto sia possibile riaprirsi ad uno stile di vita diverso, orientato alla solidarietà e al benessere psico-fisico.

È anche grazie a questa iniziativa che Tommaso – 13 anni – sviluppa il suo amore per la cucina e decide di iscriversi all’Istituto alberghiero: dal pallone ai fornelli, dalle maglie con un 10 sulla schiena al cappello da chef, è la testimonianza di quanto un progetto ben strutturato e coinvolgente possa fare breccia anche nei quartieri meno inclini ad accettare le novità. Tommaso scopre in che modo cucinare con il materiale di risulta (pane secco, verdure avanzate…) e porta a casa il bagaglio di ricette – anche pubblicizzate su facebook – e le prove fatte in cucina: addirittura la mamma, Teresa, decide di replicare la torta all’acqua e le viene addirittura più buona…

Il coinvolgimento con le famiglie e con il territorio è necessario per far comprendere l’importanza del progetto, che ha previsto anche la collaborazione di un agronomo e degli organizzatori del “Centro di alimentazione consapevole”. Un aggiornamento costante è organizzato per gli operatori per rimanere in contatto con la mutevole realtà circostante.

E quindi, se è vero che la gran parte degli ex-allievi lavora nel settore economico-finanziario, è altrettanto vero che questo progetto offre un’opportunità concreta per gettare le basi di un rinnovato impegno civile e collettivo.