Una mamma normale

Maria Chiara è sposata, ha tre figli di 20, 18 e 16 anni e lavora in una compagnia di assicurazioni. È una soprannumeraria dell’Opus Dei: il suo cammino per il Cielo passa soprattutto attraverso la santificazione delle circostanze ordinarie vissute nella sua famiglia.

Maria Chiara insieme al marito Corrado e i loro figli Elisa, Leonardo e Carlo Maria durante una passeggiata romana.

Il 14 febbraio 1930 san Josemaría comprese che Dio chiamava anche le donne di tutto il mondo a far parte dell'Opus Dei. In questa intervista Maria Chiara racconta cosa significa essere donna, madre, lavoratrice e cristiana fedele dell’Opus Dei, nel 2018.

Come hai conosciuto l’Opus Dei?

Mia mamma aveva conosciuto l’Opus Dei grazie a un suo fratello che studiava in un collegio della fondazione Rui. Per questo motivo sin da piccola ho frequentato un club per bambine organizzato da genitori che avevano conosciuto lo spirito e gli insegnamenti di san Josemaría.

A 12 anni ho iniziato a imparare a fare orazione. La mia vocazione come soprannumeraria risale agli anni dell'università. Per me è stato un grande dono perché ho trasformato in endecasillabi la mia prosa quotidiana.

La vocazione come soprannumeraria ha trasformato in endecasillabi la mia prosa quotidiana

È inutile dire che non è mai stato facile essere cristiani coerenti, ma certamente nell'Opus Dei ci sono molti aiuti: la direzione spirituale e tutta la formazione sono vie concrete che ti permettono di avere sempre strumenti disponibili come fonte di grazia e di sostegno.

C’è un particolare momento di difficoltà che hai vissuto in quanto madre di tre figli?

Nel 2006 avevamo due stipendi che con tre figli ci andavano molto stretti, uno da impiegata comunale e quello da insegnante di mio marito. Insieme a mio marito pregavamo ogni giorno per “risolvere” questa situazione, finché un giorno la compagnia presso la quale lavoravo prima di vincere il concorso pubblico mi ha riproposto di rientrare.

Durante il tragitto recitavamo un rosario per il lavoro di mamma, chiedendo alla Madonna di avvicinare la sede del mio lavoro

Con mio marito abbiamo ragionato e pregato e alla fine ci siamo decisi e sono tornata a lavorare a tempo pieno e in un’azienda privata dove le tutele per la maternità sono minori. Inoltre facevo 26 km per andare in ufficio e 26 km per tornare a casa.

Ogni mattina svegliavo i miei figli di 4, 6 e 8 anni alle 6 del mattino, alle 6.30 eravamo in macchina, li portavo dai miei genitori che gli facevano fare colazione per poi accompagnarli a scuola. Durante il tragitto recitavamo un rosario per il lavoro di mamma, chiedendo alla Madonna di avvicinare la sede del mio lavoro.

Il 6 ottobre del 2011 è apparsa sulla intranet aziendale la notizia che la sede dell'azienda si sarebbe trasferita all'Eur (a Roma)! Io abito al Torrino-Mezzocammino, quindi molto vicino.

Da allora ho sempre lavorato a tempo pieno e ricoperto ruoli differenti.

In che modo santifichi il tuo lavoro ordinario in una compagnia di assicurazioni?

Nel tragitto a piedi, prima di entrare in ufficio, prego perché io sappia trasformare i momenti e le circostanze della mia giornata in occasioni per amare.

Quando incontro un collega mi rivolgo a lui o a lei dedicando attenzione a loro e alle loro vite, prego il loro angelo custode e lo Spirito Santo di illuminarli quando mi raccontano un problema. Sono molto fortunata perché ho intorno persone speciali e con tutti c'è un ottimo rapporto.

Spesso le mie password sono giaculatorie che mi aiutano a vivere la presenza di Dio.

Spesso le mie password sono giaculatorie che mi aiutano a vivere la presenza di Dio.

Nello svolgimento del lavoro poi cerco di evitare le distrazioni, di lavorare senza lamentarmi e di risolvere i problemi velocemente e con attenzione. Quando ci sono errori o difficoltà che evidenziano il mio limite cerco di crescere in umiltà e per ricordarmi che non sono perfetta: mi aiuto con un po' di autoironia.