Universitarie per il volontariato sociale a Barcellona

Trenta studentesse universitarie da diverse città italiane si sono date appuntamento a Barcellona, per un progetto di volontariato sociale. Hanno vissuto un’esperienza che definiscono un investimento di vita, da diffondere e da ripetere. Ecco la testimonianza di una di loro.

La nostra destinazione: Barcellona e, più precisamente, Raval, un quartiere della città catalana abitato per lo più da immigrati, emarginati anche a motivo di gravi deficit di vario tipo che, con l’andare del tempo, hanno creato un vero e proprio ghetto all’interno della città. Il desiderio di aiutare che animava tutte noi, universitarie italiane, è stato reso subito operativo dall’ingente bisogno e dalle necessità del luogo: una quantità di bambini di colori e razze diverse ci aspettavano ogni mattina a Terral, la sede di una ONG, costituita con l’obiettivo di svolgere attività e progetti di volontariato e solidarietà.

Terral è una delle attività di solidarietà che si promuovono a Raval dal 1967, per iniziativa della parrocchia di Montalegre, affidata alla Prelatura dell’Opus Dei. “Siamo rimaste ammirate e colpite dalla dedicazione professionale con cui gente giovane e meno giovane porta avanti un lavoro sociale di questa portata” – mi ha detto una delle volontarie italiane-”. Adesso abbiamo compreso dal vivo il mare senza sponde degli apostolati dell’Opus Dei”.

I ritmi di lavoro sono stati intensi fin dal primo giorno: divise in gruppi, a ogni gruppo era affidata una decina di vivacissimi bambini con i quali si svolgevano le attività più varie: dall’artigianato alla pittura, dalle passeggiate nei parchi alle visite guidate nei musei. Le difficoltà iniziali della lingua sono state immediatamente superate dalla incredibile creatività dei bambini, capaci di risolvere ogni problema di comunicazione. “Sono stati per noi grandi maestri. Non si è trattato di uno scambio equo: noi abbiamo ricevuto di più! Persino da Montse”, diceva contenta una ragazza nel viaggio di ritorno, alludendo a una bimba sordomuta che con delicatezza e naturalezza era oggetto dell'attenzione e dell'affetto generali.

Un’altra parte del gruppo di universitarie ha lavorato per un’altra iniziativa di volontariato sociale, promossa sempre dalla parrocchia di Montalegre. Si tratta di un’attività di assistenza domiciliare: ogni mese vengono distribuiti alimenti, prodotti igienici, vestiti, medicine; il necessario per i neonati; ogni genere di assistenza medica, giuridica, professionale e spirituale. E così quelle di noi con più resistenza fisica e senso di orientamento, hanno girato a piedi tutto il quartiere per offrire aiuti materiali a quanti ne facevano richiesta. In molte case mancava l'ascensore e molte altre cose necessarie. Ci si trovava di fronte a una miseria talmente evidente da farci star male... Pertanto era spontaneo, pur nella difficoltà della lingua, unire agli aiuti materiali il calore, il conforto, il sostegno morale di un sorriso lasciato in ricordo a chi abitualmente vive da solo. Tutto ciò è stata l'occasione per cui ognuna di noi ha rivisto la piramide dei propri valori e, almeno io, ma penso anche molte altre, siamo state quasi costrette a rovesciarla.

“Un’esperienza da ripetere, ma anche da diffondere” è stato il ritornello conclusivo con cui ciascuna di noi ha concluso questa avventura dando a tutte appuntamento alla prossima volta, ma con qualche amica reclutata per una avventura che è un investimento per la propria crescita in umanità!