Vita di Maria (III): Magistero, Padri della Chiesa, Santi

Il Magistero della Chiesa, i Santi, i Padri e altri scrittori si sono ispirati nell'offerta che la Madonna fece di sé per comporre diversi testi. Eccone una scelta.

La voce del Magistero

«La definizione del dogma dell'Immacolata Concezione considera in modo diretto unicamente il primo momento dell'esistenza di Maria, a partire dal quale Ella è stata preservata immune da ogni macchia di colpa originale. Il Magistero pontificio ha voluto così definire solo la verità che era stata oggetto di controversie nel corso dei secoli: la preservazione dal peccato originale, senza preoccuparsi di definire la santità permanente della Vergine Madre del Signore.

Tale verità appartiene già al sentire comune del popolo cristiano. Esso attesta infatti che Maria, esente dal peccato originale, è stata preservata anche da ogni peccato attuale e la santità iniziale le è stata concessa perché riempisse la sua intera esistenza.

La Chiesa ha costantemente riconosciuto Maria santa ed immune da ogni peccato o imperfezione morale. Il Concilio di Trento esprime tale convinzione affermando che nessuno “può evitare, nella sua vita intera, ogni peccato anche veniale, se non in virtù di un privilegio speciale, come la Chiesa ritiene nei riguardi della beata Vergine" (DS 1573). La possibilità di peccare non risparmia neppure il cristiano trasformato e rinnovato dalla grazia. Questa infatti non preserva da ogni peccato per tutta la vita, a meno che, come afferma il Concilio tridentino, uno speciale privilegio assicuri tale immunità dal peccato. È quanto è avvenuto in Maria.

Il Concilio tridentino non ha voluto definire questo privilegio; ha però dichiarato che la Chiesa lo afferma con vigore: tenet, cioè lo ritiene fermamente. Si tratta di una scelta che, lungi dal relegare tale verità tra le pie credenze o le opinioni devozionali, ne conferma il carattere di solida dottrina, ben presente nella fede del Popolo di Dio. Del resto, tale convinzione si fonda sulla grazia attribuita a Maria dall'angelo, al momento dell'Annunciazione. Chiamandola “piena di grazia", kecharitoméne, l'angelo riconosce in Lei la donna dotata di una perfezione permanente e di una pienezza di santità, senza ombra di colpa, né d'imperfezione d'ordine morale o spirituale».

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«Lo speciale privilegio concesso da Dio alla Tutta Santa, ci conduce ad ammirare le meraviglie operate dalla grazia nella sua vita. Ci ricorda inoltre che Maria è stata sempre e tutta del Signore, e che nessuna imperfezione ha incrinato la perfetta armonia tra Lei e Dio.

La sua vicenda terrena, pertanto, è caratterizzata dallo sviluppo costante e sublime della fede, della speranza e della carità. Per questo, Maria è per i credenti il segno luminoso della Misericordia divina e la guida sicura verso le alte vette della perfezione evangelica e della santità».

Giovanni Paolo II, Catechesi mariana, Udienza generale del 19-VI-1996.

[da Insegnamenti di Giovanni Paolo II, Libreria Editrice Vaticana, XIX 1, 1996, pp. 1528-1531]

La voce dei Padri e degli scrittori dell'antichità

«Per la bambina i mesi passavano. Quando arrivò all'età di due anni, Gioacchino disse: “Portiamola al tempio del Signore per adempiere la promessa che gli abbiamo fatto; non avvenga che la reclami e respinga la nostra offerta". Anna rispose: “Aspettiamo il terzo anno, in modo che la bambina non abbia nostalgia di noi". E Gioacchino acconsentì: “Aspettiamo".

Quando la bambina raggiunse l'età di tre anni, Gioacchino disse: “Chiamate le figlie degli ebrei che sono senza macchia, ognuna di esse prenda una lampada e le lampade siano accese, affinché la bambina non torni indietro e il suo cuore non resti legato alle cose che stanno fuori del tempio del Signore". Esse fecero ciò che veniva loro comandato, fino al momento in cui salirono al tempio del Signore. Il Sommo Sacerdote ricevette la bambina e, abbracciandola, la benedisse ed esclamò: “Il Signore ha glorificato il tuo nome in tutte le generazioni. In te, fino all'ultimo giorno, il Signore farà vedere la redenzione da Lui concessa ai figli di Israele".

Poi fece sedere la bambina sul terzo gradino dell'altare e il Signore inviò la sua grazia su di essa; ed essa danzò sui propri piedi e tutta la casa d'Israele l'amò.

I suoi genitori uscirono dal tempio pieni di ammirazione e glorificavano l'Onnipotente perché la bambina non si era voltata indietro. Maria rimase nel tempio del Signore, nutrendosi come una colomba e riceveva ogni alimento dalle mani di un angelo».

Protovangelo di Giacomo, VII-VIII, scritto apocrifo del II secolo.

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Quando superò l'età dell'allattamento e compì tre anni, i suoi beati genitori la portarono al tempio di Dio e la consacrarono quale offerta, secondo la promessa che avevano fatto prima che nascesse. La condussero con gloria e onore, come era giusto; molte vergini la precedevano e l'accompagnavano con lampade accese, come aveva preannunciato un giorno il re profeta [Davide], antenato della Vergine immacolata, dicendo: È presentata al re in preziosi ricami; con lei le vergini compagne a te sono condotte (Sal 44 [45] 15). Il profeta aveva detto questo in precedenza, a proposito della presentazione al tempio e delle vergini che la precedevano e l'accompagnavano.

Tuttavia, questa profezia non riguarda solamente quelle vergini, ma si riferisce anche alle anime vergini che seguirono i loro passi, anime che il profeta ha chiamato “suoi amici". Anche se tutti sono inferiori a Lei nell'amicizia e nella somiglianza, tuttavia, per grazia e bontà di suo Figlio, il Signore, le anime dei santi sono chiamate “suoi amici"; d'altra parte, lo stesso Signore e Creatore dell'universo non ha considerato indegno chiamare “fratelli" quelli che gli sono grati e lo imitano. In realtà, tutte le anime dei giusti che arriveranno ad essere “suoi amici" mediante l'esercizio della santità, godranno del suo aiuto, saranno spiritualmente unite al Signore suo Figlio e saranno introdotte nel Santo dei Santi celeste».

Vita di Maria, attribuita a San Massimo il Confessore (VII secolo).

La voce dei santi

«Non vi fu né mai vi sarà un'offerta fatta da una creatura, né più grande né più perfetta di quella fatta dalla bambina Maria a Dio quando si presentò al Tempio non per offrire incenso o capretti, né monete d'oro, ma se stessa del tutto e interamente, in perfetto olocausto, consacrandosi come vittima perpetua in suo onore. Comprese molto bene la voce del Signore che la chiamava a dedicarsi tutta intera al suo amore con la frase: Alzati, amica mia, mia bella, e vieni! (Ct 2, 10). Con questo il suo Signore voleva che si dedicasse del tutto ad amarlo e a compiacerlo: Ascolta, figlia, guarda, porgi l'orecchio, dimentica il tuo popolo e la casa di tuo padre (Sal 44 [45], 11). Ed Ella all'istante, fece propria la chiamata di Dio.

Per amore di questa bambina privilegiata, il Redentore anticipò la sua venuta nel mondo. Proprio perché non si giudicava degna di essere la schiava della Madre di Dio, fu eletta a esserne madre. Con il profumo delle sue virtù e con le sue potenti preghiere, attrasse al suo seno verginale il Figlio di Dio. Perciò il suo divino Sposo la chiamò tortorella: La voce della tortora ancora si fa sentire nella nostra campagna (Ct 2, 12); non solo perché Ella, come la tortora, ha amato sempre la solitudine, vivendo in questo mondo come in un deserto, ma perché come la tortorella che va sempre gemendo per la campagna, Maria sospirava sempre nel compatire le miserie del mondo perduto e nel chiedere a Dio che concedesse a tutti la redenzione. Con quanto più fervore dei profeti Ella ripeteva, quando si trovava nel tempio, le suppliche e i sospiri di costoro per la venuta del Redentore: Manda, o Signore, l'Agnello dominatore della terra (Is 16, 1). Stillate, cieli, dall'alto e le nubi facciano piovere la giustizia (Is 45, 8). Se tu perforassi i cieli e scendessi sulla terra! (Is 44, 1).

In poche parole, Ella era oggetto della compiacenza di Dio, quando Egli contemplava questa verginella che aspirava sempre alla più alta perfezione, come una colonna di incenso ricca del profumo di tutte le virtù, come la descrive lo Spirito Santo: Che cos'è che sale dal deserto come una colonna di fumo, esalando profumo di mirra e d'incenso e d'ogni polvere aromatica? (Ct 3, 6). In verità, dice Sofronio, questa giovinetta era il giardino delle delizie del Signore, dove si poteva trovare ogni sorta di fiori e tutti i profumi delle virtù. Per questo, afferma san Giovanni Crisostomo, Dio scelse Maria come propria Madre, perché non trovò sulla terra una vergine più santa e più perfetta di Maria, né luogo più degno da abitare del suo seno sacrosanto. San Bernardo dice similmente: non vi fu sulla terra un posto più degno del seno verginale. Sant'Antonino afferma che la Beata Vergine, per essere scelta e destinata alla dignità di Madre di Dio, doveva possedere una perfezione così grande e perfetta da superare in assoluto la perfezione di tutte le altre creature: la suprema perfezione della grazia consiste nell'essere preparata a concepire il Figlio di Dio.

Come la santa bambina Maria si offrì a Dio nel tempio con prontezza e interamente, così noi, in questo giorno, presentiamoci a Maria immediatamente e senza riserve; preghiamola di offrirci a Dio, il quale non ci respingerà vedendo che siamo offerti dalle mani di Colei che è stata il tempio vivente dello Spirito Santo, la delizia del suo Signore e l'eletta ad essere la Madre del Verbo Eterno. Ci aspettiamo ogni tipo di beni da questa eccelsa e molto riconoscente Signora, che ricompensa con grande amore i doni che riceve dai suoi devoti».

Sant'Alfonso Maria de' Liguori (XVII sec.)

Le glorie di Maria, Parte II, Discorso III.

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«Da oltre trent'anni Dio ha messo nel mio cuore la preoccupazione di far comprendere a persone di ogni stato, condizione e mestiere questa dottrina: la vita comune di ogni giorno può essere santa e piena di Dio e il Signore ci chiama a santificare il nostro compito quotidiano, perché proprio in ciò consiste la perfezione del cristiano. Consideriamo ancora una volta queste cose contemplando la vita di Maria.

Non dimentichiamo che i giorni trascorsi dalla Madonna sulla terra furono quasi per intero molto simili a quelli di tanti milioni di donne occupate nella cura della famiglia, nell'educazione dei figli, nelle faccende domestiche. Maria santificava le cose più piccole, quelle che molti considerano erroneamente insignificanti, senza valore: il lavoro di ogni giorno, le attenzioni prodigate alle persone care, le conversazioni e le visite ai parenti e agli amici... Benedetta normalità, così piena di amore di Dio!

Perché è l'amore la chiave per intendere la vita di Maria. Un amore vissuto sino in fondo, sino alla dimenticanza completa di sé, nell'appagamento di essere là, dove Dio vuole, a compiere con diligenza appassionata la sua volontà. È per questo che ogni gesto di Maria, anche il più piccolo, non è mai banale, ma pieno di significato. Maria, nostra Madre, è per noi esempio e cammino. Dobbiamo cercare di imitarla nelle circostanze concrete in cui Dio ci chiede di vivere».

San Josemaría Escrivá (XX secolo)

Gesù che passa, n. 148