100 anni di gratitudine (3) - Lo spirito dei primi tempi

Pierangelo è un fedele dell’Opus Dei da più di quarant’anni e in questa testimonianza ripercorre parte della sua storia leggendola alla luce della storia dell’Opera. “100 anni di gratitudine” è una raccolta di testimonianze che accompagnano le Assemblee regionali dell’Opus Dei per il 2024.

Prima di conoscere l’Opera nel 1975 avevo fatto varie esperienze nei gruppi e associazioni cattoliche che in quegli anni erano presenti nelle parrocchie della zona di Roma in cui vivevo, ma non avevo trovato un’affinità soddisfacente con quella che sentivo come la mia vocazione. Avevo persino provato a riunire altri giovani come me per dar vita a una nuova iniziativa di vita cristiana che avesse come obiettivo la riscoperta del Vangelo e la ricerca della santità personale. Non sapevo che quel cammino era già presente nella Chiesa e che, in qualche modo, mi stava aspettando.

Quando frequentavo il terzo anno del corso di laurea in Fisica presso l’Università “La Sapienza” di Roma vidi un documentario in TV su Josemaría Escrivá, in occasione della sua morte. Lo trovai interessante, anche se non ebbe conseguenze immediate nella mia vita.

Una telefonata per aiutare le matricole

Pochi giorni dopo ricevetti una telefonata da uno studente di Chimica della mia stessa università. Si chiamava Stefano e mi disse di aver avuto il mio contatto dall’università e che cercava studenti disponibili ad aiutare nello studio altri studenti del primo anno di università. Questa attività si sarebbe svolta presso un club universitario che si chiamava Club 91, oggi Ripagrande, situato in via degli Scipioni, in zona Prati, vicino al Tevere.

Andai a conoscere il posto un sabato pomeriggio. Mi era stato detto che tutti i sabati pomeriggio alle 15:00 c’era la benedizione eucaristica. Fui immediatamente attratto da questa consuetudine, poco frequente in quel periodo presso le parrocchie romane. Nel Club 91, il sabato pomeriggio, oltre alla benedizione eucaristica, un sacerdote teneva anche una meditazione di mezz’ora nell’oratorio. Rimasi colpito dal tono diretto e confidenziale con cui ci invitava a rivolgerci al Signore come ad un amico, dandogli del “tu”.

Continuai ad andare al Club tutti i sabati pomeriggio. Lì trovai il sacerdote disponibile anche per la confessione. Conobbi lo spirito dell’Opus Dei. Feci molte domande per capire meglio di cosa si trattasse, anche con una certa insistenza, perché più mi davano risposte e più trovavo interesse nel saperne di più. Dopo poco tempo, capii che forse avevo trovato ciò che cercavo.

La continuità nella fedeltà

Conobbi e feci amicizia con tante persone, studenti e professionisti, tra cui Paolo Galeotti, che mi invitò a Cavabianca ad una “tertulia”, un incontro informale, familiare, con don Álvaro, che sarebbe stato il successore di Josemaría Escrivá alla guida dell’Opera. Ricordo ancora la commozione di don Álvaro, mentre si rivolgeva ai fedeli presenti, poco dopo la morte del fondatore: si percepiva come sentisse una grande responsabilità verso l’Opera, ora che non c’era più san Josemaría. Quello fu il primo passaggio storico di cui sono stato testimone: dover dare continuità nella fedeltà al carisma del fondatore.

Divenni presto cooperatore dell’Opus Dei e iniziai la direzione spirituale. Mi laureai e partii per il servizio militare, come ufficiale di artiglieria, nel 1979. Mentre ero alla caserma di Pistoia, deliziosa cittadina della Toscana, mi venne a trovare un gruppo di amici del Club 91 e andammo insieme alla residenza universitaria di Bologna, dove incontrammo un giovane astronomo, Giuseppe (oggi don Giuseppe), con cui scambiai alcune idee, essendo io un astrofisico fresco di laurea.

Essere Opus Dei

Quando terminai il servizio militare, nel mese di luglio del 1980, fui invitato a partecipare a un convegno nel centro dell’Opus Dei di Calarossa, vicino a Terrasini, in Sicilia. Il centro si affacciava sul mare in una piccola baia. Fu un’esperienza di convivenza con altri giovani, ricca di spunti e di occasioni di confronto su tanti temi coinvolgenti.

Tornato a Roma, nel mese di ottobre, iniziai la mia attività professionale in un laboratorio di ricerca e sviluppo di una multinazionale. Ormai conoscevo bene l’Opus Dei e mi sentivo in perfetta sintonia tanto da pensare che la mia vocazione potesse trovare compimento nell’essere Opus Dei.

Il 19 febbraio del 1981 decisi di scrivere la lettera indirizzata a don Álvaro, che dopo la morte del fondatore era stato nominato suo successore, con cui chiedevo l’ammissione all’Opus Dei. La mia richiesta fu accettata. In quel momento la situazione giuridica dell’Opera era ancora in fase di definizione e si era in attesa del suo assetto definitivo, che poi arrivò con la Costituzione apostolica “Ut sit”, il 28 novembre del 1982, promulgata da san Giovanni Paolo II. Questo fu il secondo passaggio storico che ho vissuto nell’Opera.

Sicuramente tra il 1975, anno della morte di san Josemaría, e il 1982 era cresciuta la consapevolezza del carisma portato nella Chiesa dall’Opus Dei. Anche alcuni aspetti erano lievemente cambiati, a seguito dell’approvazione degli statuti dopo la costituzione in prelatura personale: la modalità di incorporazione, l’erezione di nuovi centri a seguito dello sviluppo dell’Opera in Italia e in altri paesi, nuove opere apostoliche. Ma dal punto di vista personale la mia vocazione era rimasta la stessa e continuava ad identificarsi con il carisma dell’Opera, anch’esso rimasto immutato grazie anche al lavoro svolto dal primo successore del fondatore, don Álvaro, che imparai a chiamare Padre.

Una vita come fedele della Prelatura Opus Dei

Trascorsero così gli anni nei quali mi sposai con Giovanna e insieme formammo una bella famiglia cristiana benedetta da quattro figli, mentre mi affermavo anche nel lavoro professionale. E imparavo a declinare nel quotidiano la mia vocazione secondo il carisma dell’Opus Dei, seppure constatando tutti i miei limiti personali.

Il 17 maggio del 1992 ero in piazza San Pietro a Roma mentre Giovanni Paolo II beatificava Josemaría Escrivá, alla presenza di tantissime persone da tutto il mondo. È stato un momento di grande gioia e come un ulteriore riconoscimento della bellezza della vocazione alla santità “nel bel mezzo della strada”, come amava ripetere Josemaría Escrivá.

Nel 1994 don Álvaro del Portillo andò in Cielo e don Javier Echevarría ne prese il posto. Anche il secondo prelato era stato uno stretto collaboratore del fondatore e seguì il solco tracciato da don Álvaro nel segno della continuità e della fedeltà al carisma del fondatore.

Il 6 ottobre del 2002 ritornai in piazza san Pietro: Giovanni Paolo II canonizzava il fondatore dell’Opus Dei. Questo secondo evento fu un’ulteriore conferma che il carisma dell’Opus Dei aveva un valore per la Chiesa Universale e per tutti coloro che, come me, avevano ricevuto una vocazione alla santificazione nella vita ordinaria, nelle attività comuni di tutti i giorni.

Gli strumenti personali e istituzionali

Nell’Opus Dei ciascuno di noi è chiamato a ricevere e a donare formazione cristiana, come aiuto per il miglioramento personale. Nel corso degli anni si è sempre cercato di trovare le modalità più efficaci per ottenere un’adeguata formazione dottrinale e spirituale per tutti noi dell’Opus Dei e per chi si avvicina all’Opera per godere di ciò che ha da offrire a coloro che vogliono approfondire o scoprire la propria fede cristiana.

Le modalità di formazione dottrinale hanno tenuto conto del mutare delle caratteristiche della società, come ad esempio l’uso di internet per condividere documenti ed elaborati nelle settimane di studio per noi soprannumerari. Quello che non deve mai venir meno è lo spirito originario e pionieristico dei primi tempi, pur nelle mutate modalità operative, perché le persone cambiano ma il messaggio “seppure vecchio, è sempre nuovo”.

Ci stiamo avvicinando al centenario dalla fondazione dell’Opus Dei, sotto la guida del Padre, che adesso è don Fernando Ocáriz, e questo rappresenta un periodo temporale che vede necessariamente un cambio generazionale rispetto alle persone che hanno vissuto l’epoca della fondazione. Questo nuovo passaggio storico pone nuove sfide di continuità e di fedeltà allo spirito e al carisma originario dell’Opus Dei, che solo con l’assistenza dello Spirito Santo si potranno superare.


“100 anni di gratitudine” è una raccolta di testimonianze che accompagnano le Assemblee regionali dell’Opus Dei per il 2024. Clicca qui per leggere le testimonianze pubblicate finora, o per approfondire i temi delle Assemblee regionali.