26 giugno 2023: omelia di mons. Fernando Ocáriz

Pubblichiamo l'omelia del prelato dell'Opus Dei per la Santa Messa della festa di san Josemaría che ha avuto luogo ieri 26 giugno nella Basilica di Sant’Eugenio di Roma.

“Tutti quelli che sono guidati dallo Spirito di Dio, questi sono figli di Dio” (Rm 8, 14). Queste parole di san Paolo descrivono il grandissimo dono che lo Spirito Santo ci concede: essere figli di Dio. La coscienza della nostra filiazione divina ci fa vivere senza timore: “Non ho paura di niente e di nessuno: nemmeno di Dio, che è mio Padre”, diceva san Josemaría. Nell’anniversario della sua nascita al Cielo, nel giorno della sua festa, possiamo considerare tale realtà, che fu il fondamento della sua vita spirituale e del carisma che ha donato alla Chiesa.

Il fondatore dell’Opus Dei si vedeva davanti a Dio come un bambino che balbetta, e ciò lo spingeva a desiderare di crescere sempre di più nell’amore di Dio; a cominciare e ricominciare ogni giorno. La sua intimità con il Signore era tale che gli faceva riconoscere, in tutto ciò che succedeva, i gesti del suo amore paterno. Oggi anche noi possiamo chiederci se lasciamo che la coscienza di essere figli di Dio sia presente in tutte le dimensioni della nostra vita. Riconsiderare spesso, con fede, la nostra filiazione divina, ci aiuterà a percorrere con speranza, giorno per giorno, la strada verso l’identificazione con Cristo, verso la santità, nonostante la nostra debolezza e le circostanze che non dipendono dalla nostra volontà. Come ci diceva san Josemaría: “Gesù, che comprende la nostra fragilità, ci attrae a sé guidandoci come per un piano inclinato ove si sale a poco a poco, giorno per giorno, perché desidera che il nostro sforzo sia perseverante” (È Gesù che passa, n. 75).

Questo abbandono filiale ci spinge a seguire l’invito di Gesù agli apostoli a remare per prendere il largo. Molto spesso, la paura di fallire può paralizzare i nostri sforzi per servire gli altri; altre volte può essere il timore di dover rinunciare alle nostre comodità ciò che ci porta a non voler abbandonare la sicurezza della riva. Ma il Signore ci incoraggia ad addentrarci nel meraviglioso mare della vita di apostolo. È come se ci dicesse: fídati della tua verità più intima, del tuo essere figlio di Dio, e non aver paura di camminare per il mondo che, a volte, si presenta come un mare agitato. E così riusciremo a trovare la gioia e la pace.

Si vede che il mare del mondo è sconvolto da molti conflitti, come per esempio la guerra in Ucraìna, che ci affliggono profondamente. Ma pure nella nostra vita quotidiana ci sono piccole o grandi burrasche: nel lavoro, nella famiglia, nel nostro rapporto personale con Dio. Come Pietro, possiamo accorgerci di aver faticato tutta la notte senza pescare niente. Però l’apostolo non si fidò delle sue sole forze, ma della parola del Maestro. E il risultato non lasciò spazio a dubbi: “presero una quantità enorme di pesci e le loro reti quasi si rompevano” (Lc 5,6). Lui sa di più, e i suoi progetti sono sempre buoni.

Anche oggi Gesù ci chiama a lanciarci in una evangelizzazione, in un apostolato, che non conosce paure, perché sappiamo che è il Signore che guida la nostra barca. Lui ci promette una vita di dedizione in cui, assieme a molte gioie, non mancheranno nemmeno “le sofferenze del momento presente” che, tuttavia, “non sono paragonabili alla gloria futura”, come scrive san Paolo (Rm 8, 18).

Nemmeno agli apostoli fu risparmiata la paura. Dopo la morte di Gesù non furono capaci di uscire di casa. Il loro entusiasmo per prendere il largo era svanito. Possiamo chiederci, con il Papa Francesco: “Quante volte anche noi ci chiudiamo dentro noi stessi? Quante volte, per qualche situazione difficile, per qualche problema personale o familiare, per la sofferenza che ci segna o per il male che respiriamo attorno a noi, rischiamo di scivolare lentamente nella perdita della speranza e ci manca il coraggio di andare avanti?” (Regina Caeli, 28-V-2023).

Solo dopo aver ricevuto lo Spirito Santo, gli apostoli aprirono le porte e si liberarono dei loro timori. Si trasformarono allora in testimoni instancabili del Vangelo, fino al punto di arrivare ai confini del mondo conosciuto e di dare la vita per il Signore. Possiamo chiedere al Paraclito di aiutarci ad uscire dal labirinto delle nostre preoccupazioni; di liberarci dalla paura di remare al largo, e di affrontare le piccole o le grandi battaglie della vita di chi è apostolo. Lo Spirito Santo ravviva la nostra coscienza della nostra filiazione divina. Ci fa sentire la vicinanza di Dio che trasforma la nostra paura in fiducia, la nostra paralisi in audacia, i nostri dubbi in sicurezze.

La Vergine Maria, che ha dato il coraggio per muovere i primi passi nella vita della Chiesa, aiuta anche noi nella divina avventura di prendere il largo. Ricorriamo alla sua intercessione materna, affinché ci accompagni in questo impegno sostenuti da Lei, che è, come ripeteva spesso san Josemaría, Spes nostra, la nostra Speranza.

Così sia.