Disposti all'ascolto, pronti a rispondere

Messaggio di Mons. Javier Echevarría a proposito della Giornata Mondiale della Gioventù, pronunciato il 13 agosto, prima di partire per Colonia. Offriamo il link al website della Radio Vaticana, che ha pubblicato domenica 14 un'intervista a Benedetto XVI, nella quale il Santo Padre parla diffusamente dell'incontro con i giovani: "Vorrei che i giovani capissero che è bello essere cristiani".

Nel corso dell'indimenticabile incontro di Benvenuto della Giornata Mondiale della Gioventù del 2000, a Roma, Giovanni Paolo II domandava ai Giovanni: "Cosa siete venuti a cercare? Chi siete venuti a cercare?". Erano le parole appassionate di un uomo già avanti negli anni, che ama con un cuore giovane e che è capace di contagiare ai giovani l'amore per Gesù.

Le Giornate Mondiali della Gioventù sono sempre state questo: ragazze e ragazzi di tutto il mondo che vengono a vedere il Papa cercando Cristo. Da questo incontro personale con il Signore dipendono cose grandi per la vita di ciascuna e di ciascuno; grandi cose anche per la vita della Chiesa intera e della società.

Inaugurando il suo pontificato, Benedetto XVI ha proclamato che la Chiesa è giovane, che la Chiesa è viva. La Chiesa è viva – ha detto – perché Cristo vive. La storia "grande" della Chiesa si gioca nelle storie personali di amicizia con Gesù, "solo in quest’amicizia si spalancano le porte della vita. Solo in quest’amicizia si dischiudono realmente le grandi potenzialità della condizione umana. Solo in quest’amicizia noi sperimentiamo ciò che è bello e ciò che libera". Andiamo a Colonia con il desiderio di riscoprire la perenne gioventù della Chiesa, che si mantiene grazie all'amicizia con Gesù Cristo.

Durante la Giornata Mondiale della Gioventù si percepisce come un germoglio, la nascita di qualcosa di nuovo. Nelle donne e negli uomini di oggi – e ancor più nei giovani – c'è una grande sete di speranza, sogni di felicità, ricerca di senso, desideri di trovare qualcosa per cui valga la pena di dare la vita. Nel contempo, ci sono dubbi, ribellione di fronte all'ingiustizia, consapevolezza della propria debolezza, a volte paura. Aspirazioni che trovano una risposta in Cristo, ombre che svaniscono nella sua luce.

La Chiesa porta in sé il futuro del mondo, ha ricordato Benedetto XVI all'inizio del pontificato. Il futuro è in rapporto diretto con i giovani. Dalla generosità dei giovani dipende in gran parte la proiezione della Chiesa nello spazio e nel tempo. Sono anch'essi portatori del messaggio di Cristo alla loro generazione e a quelle future. Essi sono chiamati a spargere la buona semente della carità, la semente della castità, che è espressione dell'amore autentico. Quando può sembrare che il mondo si stia allontanando sempre più da Dio, possiamo pensare che esso sia tanto più bisognoso di Dio: oggi più che mai il mondo ha bisogno della gioia dei giovani discepoli di Cristo.

Il Papa ha concesso ai partecipanti a questo incontro la possibilità di lucrare l'indulgenza plenaria. In questo modo ci ricorda che l'amicizia personale con Gesù, che è fonte di gioia, passa attraverso i sacramenti: Cristo che perdona nella Confessione e Cristo che si dona a noi nel Sacrificio dell'Altare.

L'Eucaristia è il centro e il tema di questa Giornata e di tutto quest'anno. Le catechesi che precedono l'arrivo del Santo Padre, la Veglia di sabato e la Messa di domenica ruotano intorno alla presenza reale di Cristo nell'Eucaristia: "Siamo venuti per adorarti", come i Re Magi a Betlemme.

Prego per i frutti di conversione in ciascuno di noi che parteciperemo a queste Giornate a Colonia: la chiedo innanzitutto per me. Dobbiamo convincerci che è sempre possibile convertirsi di nuovo, trasformare il cuore. Dobbiamo convincerci dell'affascinante necessità di seguire Gesù Cristo da vicino, "secondo la vocazione che Dio ha indicata ad ognuno" (Decreto circa le Indulgenze concesse in occasione della XX GMG, 8.8.2005). La chiamata di Dio risuona nell'anima, come qualcosa di intimo e personale. E la risposta influisce anche nell'ambiente, nella società alla quale apparteniamo. Dire di sì a Dio significa dare un senso di servizio alla propria esistenza, mettendosi a disposizione degli altri.

Forse bisognerà superare un certo timore naturale, che tutti sentiamo di fronte a scelte grandi e impegnative. "Non abbiate paura!" Troveremo l'audacia della quale abbiamo bisogno in queste parole di Cristo, ripetute dal carissimo Giovanni Paolo II. Gli fece eco fin dal primo giorno Benedetto XVI: "chi fa entrare Cristo, non perde nulla, nulla – assolutamente nulla di ciò che rende la vita libera, bella e grande". Cristo dà tutto e non toglie nulla. Vale la pena affrontare questa magnifica avventura divina e umana.

+ Javier Echevarría

Prelato del Opus Dei