Io sono Arnaud!

Arnaud ha vent'anni, è francese, studia legge, ed è soprannumerario dell'Opus Dei. Ha accettato di rispondere a qualche domanda sulla sua vocazione, sulla Chiesa, sui giovani…

Ho venti anni, sono l’ottavo di dieci figli e sono membro dell’Opus Dei da poco meno di 2 anni. I miei genitori sono soprannumerari. Come dire che conosco l’Opus Dei da quando ero piccolo.

Verso i 13-14 anni ho iniziato ad assistere alle attività per i giovani al Club Fennecs, a Parigi: si faceva sport e si partecipava ad attività culturali. Andavo con mio fratello perché l’ambiente mi piaceva parecchio. Continuavo a ritornarci perché erano tutti simpatici. Ho fatto i miei studi in un liceo pubblico vicino a casa.

Ma si sentiva obbligato dai suoi genitori?

Nella mia famiglia nessuno obbliga nessuno. Ciascuno di noi poteva andare a queste attività se voleva e perché lo voleva. Abitavamo lontano da Parigi, bisognava prendere il treno, non era proprio il massimo! Ma mi piaceva andarci per stare con gli altri e fare due chiacchiere con il sacerdote (ma senza confessarmi).

Al liceo, mi sono detto che dovevo essere più regolare. Allora ho deciso di andarci tutti i sabati.. Arrivavo al Club al momento del rosario e trovavo diverse persone a pregare insieme, in un luogo diverso dalla cappella. Mi piaceva molto. In quell'epoca ho scoperto la direzione spirituale, la possibilità di aprirsi con un sacerdote o con un laico di cui ci si fida. Mi aiutarono a fissare obbiettivi per la vita quotidiana.

Molte sono le cose che mi colpirono: c’era la presenza di Dio (si può stare vicino a Dio ovunque e non solo in una chiesa); l’organizzazione della giornata (si può allo stesso tempo dedicare del tempo alla preghiera e al lavoro, a Dio e agli altri). Ho anche scoperto Cammino, di San Josemaría (c’era anche in casa, ma non l’avevo mai aperto!)

L’idea che avevo della fede allora è cambiata. Da un’abitudine che s’impara in casa è diventata incontro con Dio e testimonianza. Mi sono fatto la reputazione di “cattolico” e ho imparato a staccarmi da me stesso, dalla mia immagine, e ho scoperto la gioia di parlare con gli amici, sovente curiosi e inquieti sull’argomento.

Come è nata l’idea di far parte dell’Opus Dei?

Sicuramente non a causa dei miei genitori. Hanno una fede molto forte, ma hanno sempre lasciato a ciascuno di noi una completa libertà. A forza di ricevere formazione cristiana e di viverla, ti fai prendere dallo spirito, che è uno spirito laicale, in cui si vive la propria fede restando nella società, la fede si manifesta nelle opere. Posso raggiungere una grande intimità con Dio, continuando a condurre una vita normale! Io non sono un cattolico e in secondo luogo un amico, e nemmeno sono amico solo di persone cattoliche. Sarebbe triste! Io sono Arnaud!

E la vocazione…

Mi sono posto il problema quando avevo 18 anni, durante un’esperienza di volontariato in Messico. Ho riflettuto per scoprire ciò che Dio voleva da me. Poi, per due anni, sono andato a vivere in Spagna e ho scoperto un “altro” Opus Dei, molto più sviluppato che in Francia, con gente molto diversa che viveva comunque la stessa vocazione. Ciò mi ha aiutato a superare i miei pregiudizi, e ho capito che Dio mi chiamava.

Nello stesso tempo ho scoperto lo spirito di famiglia tipico dell’Opus Dei. Si condividono esperienze, si ha una sensibilità comune per alcuni avvenimenti. Per esempio, a Natale siamo andati con i miei genitori e i miei fratelli e sorelle (che non fanno parte dell’Opus Dei) in un Centro dell'Opera per la Messa. È stato un momento eccezionale: ci siamo trovati benissimo, benché non ci si conoscesse tutti.

L’Opus Dei mi da un sostegno per lottare contro lo scoraggiamento, la malavoglia. La fede è bella, ma non è sempre facile, e i sentimenti non bastano.

Come spiega la percezione che i giovani hanno della Chiesa?

La parola di Cristo non è mai fuori moda, perché si rivolge a persone di ogni genere riguardo a problemi che toccano tutti. Siamo uomini simili a quelli che conobbero Cristo. Per me la Chiesa non è una istituzione che chiede di attenersi a una lista di doveri, ma un canale che trasmette il messaggio di Cristo. Cristo ha vissuto le nostre stesse gioie e le nostre stesse pene e questo lo rende molto vicino a noi. Bisogna però saper spiegare tutto ciò con tatto e comprensione.

Per quanto riguarda questioni morali, l’amicizia risolve un sacco di problemi. La morale è naturale: la si può quindi spiegare naturalmente, senza bisogno di parlare di Dio. Anche se è possibile che alcuni dicano: “Tu pensi così perché sei cattolico”.

Ti piace uscire la sera?

Naturalmente. Mi piacciono molto i concerti, le feste, ma preferisco prendere una birra con qualcuno per divertirmi, discutere e fare amicizia. Credo che uscire la sera serva a questo.