“Le lezioni di catechismo le ho ascoltate nel ristorante dei miei genitori”

La dottoressa Shan Shan Qiu è nata a Chekian, in Cina, ed è interna del secondo anno di Chirurgia Estetica nella Clinica Universitaria di Navarra.

La sua famiglia si è trasferita a Madrid perché suo padre voleva che le figlie si educassero in un paese democratico. Suo nonno, un proprietario terriero, aveva subito l’espropriazione dei propri beni ai tempi di Mao. Anche se i suoi genitori non praticano nessuna religione e la nonna è buddista, Shan Shan Qiu è un’aggregata dell’Opus Dei.

“Ho conosciuto la religione cattolica attraverso la scuola. Arrivati in Spagna, abbiamo frequentato una scuola pubblica, dove si poteva scegliere tra religione ed etica. I miei genitori hanno pensato che, essendo la religione cattolica la più diffusa tra gli spagnoli, se la studiavamo ci saremmo integrate più facilmente”.

Shan Shan racconta che a poco a poco ha scoperto alcuni aspetti della religione cattolica che le cominciavano a piacere: “Ciò che più mi ha colpito è stata la figura della Madonna e dell’Angelo Custode. Mi piaceva sapere che io, pur non essendo cattolica, avevo da qualche parte una Madre che mi voleva bene così come sono, e anche sapere che Dio, da prima che nascessimo, aveva assegnato a ciascuno di noi un angelo che ci guidasse”.

Dopo un certo tempo le fu proposto di battezzarsi e lei ne parlò ai genitori, che furono d’accordo. Continuavano a considerarlo un modo per integrarsi e inoltre, in base a ciò che vedevano, erano convinti che la religione cattolica renda una persona più umana. A 12 anni fu battezzata insieme alla sorella e a due cugini. Contemporaneamente fecero anche la prima Comunione: “Per prepararci, le lezioni di catechismo le abbiamo ascoltate nel ristorante dei miei genitori”.

Un autoadesivo della Madonna

“Dopo il gran salto, la nostra insegnante ci aiutò ad entrare nella Residenza Senara, dove siamo andate ad abitare, sia mia sorella che io. Lì mi hanno proposto di fare un corso di ritiro. Io non sapevo cosa fosse e avevo capito che saremmo andate in campeggio al Parco del Retiro. Allora la mia tutor, con grande pazienza e affetto, mi spiegò in che cosa consisteva un ritiro e io ci sono andata. Lì ho avuto una seconda conversione – dopo la preparazione al Battesimo mi ero intiepidita – e sono ritornata a prendere sul serio il cattolicesimo”.

Così Shan Shan ha conosciuto l’Opus Dei e ha cominciato a frequentare un Centro dell’Opera. “Una delle cose che più mi ha emozionata è stata quella di poter salutare Dio nell’oratorio quando arrivavamo nel Centro e quando ce ne andavamo. Mia sorella e io abbiamo trasferito questa consuetudine a casa nostra, dove abbiamo attaccato un autoadesivo della Madonna, che salutiamo prima di uscire da casa”.

Un po’ alla volta ha conosciuto lo spirito dell’Opera e ha scoperto che “è come un guanto che si adatta a ognuno. Dio ci vuole con il nostro modo di essere e vuole appoggiarsi a me così come sono”.

Un particolare nuovo

Dopo aver studiato Medicina a Madrid, Shan Shan si è trasferita a Pamplona per fare l’internato. Qui trascorre giornate molto intense alternando l’ambulatorio con la sala operatoria, la tesi e la chirurgia sperimentale. La cosa che più le piace della sua professione è la microchirurgia, “forse perché noi cinesi siamo molto meticolosi”, dice Shan Shan scherzando.

“Ogni mattina – afferma – prego per la gente con la quale lavoro e per i pazienti di cui mi devo occupare. Così, quando ti metti a lavorare, senza che si noti, offri il tuo lavoro e poi lo fai alla presenza di Dio”. La interroghiamo intorno al luogo comune “i cinesi e il lavoro”, e lei ci spiega che per loro il lavoro è al primo posto, ma dimenticano quel particolare che invece lei ha imparato: il lavoro è un mezzo per incontrarmi con Dio e per raggiungere la santità personale.

È la decana di un piano del Club Universitario Larrabide, dove abita con alcune studentesse dei primi anni. “Ogni lunedì noi decane dei piani ci riuniamo per organizzare ciò che faremo nel corso della settimana. Ora stiamo preparando alcune sessioni sull’arte romana e una serie di visite culturali in modo che tutte le ragazze conoscano la zona in cui vivono. Nella convivenza quotidiana cerco di aiutarle nella loro formazione come farebbero i loro genitori se vivessero in questa casa”.