“People First Society”, volontariato a Londra

“Lo sviluppo è un compito di ogni cittadino e non consiste solo nel cambiare una nazione o una comunità, bensì nel contribuire alla trasformazione di ogni persona. Tutti possiamo fare qualcosa”. Intervista a Carol Pascual, presidente del "People First Society", associazione studentesca che fonde la teoria dello sviluppo con azioni pratiche di volontariato.

“People First” – le persone al primo posto - non è solo un modo di dire. L’associazione che porta questo nome si propone davvero di rendere le persone protagoniste dello sviluppo, con le loro peculiarità e necessità. Si tratta di una iniziativa tipica del sistema educativo universitario anglosassone, che riunisce studenti e professori di diverse scuole e facoltà attorno a un obbiettivo condiviso: in questo caso, quello di sensibilizzare le giovani universitarie di fronte ai problemi di emarginazione o sottosviluppo di strati della società, londinesi o di altri Paesi.

Il progetto, promosso da studentesse della residenza universitaria Ashwell House, a Londra, è stato ideato a metà dell’anno 2000. Più avanti ha preso forma come associazione dell’unione di studentesse della London School of Economics (LSE) e della School of Oriental and African Studies (SOAS). In questo breve periodo di tempo ha preso piede nell’ambiente universitario. Oggi circa 300 membri fanno parte di LSE e SOAS e di altre università londinesi come l’University College London (UCL) e l’Imperial College.

Carol Pascual, com’è nata People First Society?

Stavamo già collaborando in un progetto di volontariato chiamato Get-On-And-Learn (GOAL) e volevamo affrontare le basi teoriche di questo settore. Desideravamo iniziare uno scambio di idee sulle attività di volontariato che stavamo svolgendo e avevamo il desiderio di riunire studentesse di grandi ideali, spinte dalla voglia di cambiare il mondo. Volevamo assecondare le loro aspirazioni e, nello stesso tempo, rafforzare il loro interesse per uno sviluppo centrato sulla persona e sul progresso della società. Fu proprio così che ha preso vita l’associazione.

Quale è stata la prima attività?

Una delle nostre prime attività fu una serie di conferenze su temi dello sviluppo chiamata Actor in Development che cominciò nel novembre del 2000. Il ciclo di conferenze offrì una visione chiara e approfondita sull’aspetto pratico dello sviluppo e risultò essere un vivaio di nuove idee e un forum per studentesse interessate al tema. Volevamo arricchire l’esperienza educativa delle studentesse completando le loro conoscenze universitarie. Il ciclo fu un’ottima occasione affinché studentesse di altre discipline interessate seriamente al tema dello sviluppo acquistassero una nuova percezione dell’argomento.

A che cosa si è ispirato People First

Lo sviluppo è un compito di ogni cittadino! Quando si pensa agli altri e si cerca di metterli nel posto migliore, si sta lavorando per lo sviluppo. Quando lo facciamo con il desiderio di comprendere e di rispettare la dignità umana, cominciamo a vedere gli altri come persone e a trattarle come tali. Lo sviluppo non consiste solo nel cambiare una nazione o una comunità, bensì nel contribuire alla trasformazione di ogni persona. Per questo ci piace dire che ci basta un unico sasso per provocare un’onda. Tutti possiamo fare qualcosa.

Questa idea di sviluppo si basa su principi cristiani che, come lei sa, si centrano sul carattere unico e irripetibile delle persone che, in quanto figli di Dio, vengono considerate sia dal punto di vista spirituale che materiale. People First Society cerca di aiutare le studentesse ad avere questa visione dello sviluppo.

La nostra associazione si è ispirata al messaggio di san Josemaría Escrivá, che ha parlato molto di dignità umana. I suoi scritti ci hanno portato a incanalare il nostro idealismo verso la persona di Cristo. Per questo cerchiamo di trasmettere gli insegnamenti della dottrina sociale della Chiesa e organizziamo corsi di antropologia filosofica e seminari di leadership, basati sulle virtù. Inoltre, abbiamo avviato attività come la campagna natalizia (per incentivare i giovani durante il Natale a fare donativi a enti di carità) e la collaborazione a una mensa per persone senza tetto, in modo da contribuire alla cristianizzazione della cultura.

Altre attività?

Per il ciclo di conferenze ci interessava unire teoria e pratica. Desideravamo sostenere un’azione positiva e non rimanere solo a livello teorico. Abbiamo allora invitato professionisti di organizzazioni per lo sviluppo, che si è trasformato in una buona occasione per stabilire contatti e per scambiare idee interessanti.

Ma il nostro piatto forte è il congresso universitario annuale che si tiene nell’aula magna di Ashwell House. Dal 2001, anno in cui abbiamo cominciato, hanno assistito a ogni congresso tra le 250 e 400 studentesse di tutta la Gran Bretagna. Inoltre, l’anno del primo congresso abbiamo organizzato, come corollario di tutte le attività del semestre, un campo di lavoro in Kenya, dove abbiamo svolto diverse attività educative e di promozione umana nei villaggi vicini a Nairobi.

Vogliamo giungere a tutte le aree di sviluppo, non solo allo sviluppo in senso stretto. Pertanto, in collaborazione con Ashwell House, organizziamo conferenze di Antropologia, Etica Medica e Scienze Umane. Per esempio una di queste è stata “La clonazione in prospettiva”, tenuta da Peter Garreth del Movimento pro-vita inglese.

Si vedono già alcuni frutti?

Mi vengono in mente alcune storie degli ultimi mesi. Per esempio, dopo un dibattito del Modulo di Sviluppo, il gruppo concluse che le misure di controllo della popolazione non sono un passo in avanti verso lo sviluppo e si studiarono idee alternative. L’altra riguarda uno dei membri attivi, che affermò che l’idea di People First Society l’aveva spinta ad essere più ottimista e a utilizzare i suoi talenti al servizio degli altri.

L’impatto di PFS è difficile da quantificare. Una delle partecipanti all’ultimo congresso ebbe a dire che la ripercussione di questo evento è incommensurabile, se consideriamo che le persone che partecipano sono futuri leaders del mondo, che cercheranno, ognuno a suo modo, di mettere in pratica le idee che sono venute in seguito a questa attività. A mio avviso, è già un piccolo successo sentir parlare di dare importanza a valori come condividere e comprendere e, ancor di più quando una persona nota di essere cambiata da questi valori, così diversi dalla cultura del nostro tempo. È anche interessante conoscere intellettuali con idee accattivanti e arricchenti e permettere loro di proporle a centinaia di studentesse.

Come vorrebbe vedere People First Society tra qualche anno?

Con una struttura più stabile. Che ci dia la possibilità di invitare più studentesse a prendere parte a iniziative positive e incanalare la loro energia insegnando, dandosi da fare e offrendo alla gente giovane l’opportunità di cambiare il mondo.

Vogliamo arrivare ad offrire tirocinio e stage in organizzazioni di sviluppo e avanzare verso altri settori all’interno dello sviluppo centrato sulle persone, come la psicologia, l’antropologia filosofica, l’etica medica, il diritto, l’economia e la finanza.

Per maggiori informazioni o per collaborare economicamente con People First Society, rivolgersi a:

Web di PFS: www.ashwell.dircon.co.uk

E-mail: people-first@btconnect.com

Testo: María Susana Carnelli Foto: Nadia Bettegha