Sottratti allo zapping guidati dall’esempio

Nel suo intervento, durante un Convegno tenutosi a Brescia il 1 giugno 2002, il Vescovo mons. Giulio Sanguineti ha messo in evidenza i punti centrali della educazione dei giovani ed ha espresso il suo apprezzamento per il lavoro di formazione della gioventù svolto dall’Opus Dei nella sua diocesi. Riportiamo un articolo uscito sul Giornale di Brescia il 2 giugno 2002.

La formazione dei giovani, nel tempo della fretta, della superficialità, dell’usa e getta esistenziale alimentato dall’abitudine allo zapping televisivo, al primato delle sensazioni personali. La formazione dei giovani secondo l’esperienza cristiana, per una solidità umana e cristiana di fronte alle sfide della vita e per un giudizio cristiano sul mondo. Questo il percorso d’approfondimento offerto ieri dall’Opus Dei attraverso l’Istituto Lombardo per la Cultura Europea. Un’occasione per ripercorrere, nel centenario della nascita e in prossimità della canonizzazione annunciata per il prossimo 6 ottobre, del beato Josemaría Escrivá, i punti salienti della pedagogia cristiana, di quel processo di iniziazione cristiana tanto caro al Vescovo mons. Giulio Sanguineti. E proprio il Vescovo ha dato il benvenuto, nell’aula magna del Centro Paolo VI, ai tanti partecipanti al convegno, sottolineando come «in un tempo caratterizzato dal fare, dall’agire, dal consumare, sia decisivo per i credenti puntare all’essere, alla trasformazione interiore, alla conformazione a Cristo».

Formazione, educazione, testimonianza: questo il cardine, la scommessa che investe i giovani attraverso i tanti enti educativi che operano su di essi e che sempre più - ha detto il Vescovo - devono cooperare.

L’orizzonte culturale in cui la sfida della formazione cristiana oggi si colloca è stato tracciato da Armando Fumagalli, semiologo, docente dell’Università Cattolica. Panorama simbolico totalizzante, sistema di valori e modelli di vita per nulla in sintonia con una visione cristiana dell’uomo; giovani ingabbiati in modelli di consumo precostituiti, cui viene artificialmente allungata l’adolescenza, mantenuti in un eterno paese dei balocchi e spogliati da ogni responsabilità. Ed eccola la gioventù nella prospettiva e nell’esperienza cristiana, richiamata da Fumagalli citando Giovanni Paolo II: momento decisivo in cui la persona cerca le risposte definitive, cerca l’amore. Età specialissima, bisognosa di guide sicure in cui si realizza il percorso di personalizzazione della vita umana e insieme l’esperienza della comunione. Fumagalli attinge al grande patrimonio pastorale ed educativo del beato Josemaría Escrivá per ricostruire la trama essenziale di un processo educativo cristianamente fondato: andare all’essenziale, riscoprire e testimoniare il personale rapporto con Dio; lavorare per costruire una cultura radicata all’esperienza cristiana, riconoscere questa radice, alimentarla, ancorarvi ogni cammino nuovo, ogni nuova ricerca, ogni assunzione di responsabilità dentro un mondo in cammino. L’itinerario tracciato dal fondatore dell’Opus Dei - sottolinea Fumagalli - è un punto di riferimento importante e decisivo, vissuto e fatto proprio ormai da migliaia e migliaia di persone in tutti i continenti: rapporto personale con Dio, personalizzazione dell’azione educativa, tensione all’unità della persona, contatto con la povertà, la sofferenza, la malattia, testimonianza cristiana in ogni ambiente, capacità di inquietudine e di ribellione di fronte al bisogno della verità e della vera libertà, capacità di responsabilizzazione. In una parola capacità d’esempio, di testimonianza.

E il termine «esempio» è risuonato come chiave di lettura speciale di tutto l’incontro: nessuna tecnica può sostituire la testimonianza di un’esperienza vissuta pienamente. Men che meno nella trasmissione della fede. Lo ha ribadito, nel corso della tavola rotonda seguita ad un filmato sul beato Escrivà e coordinata dal prof. Paganella, Anna Buizza Loiacono orientatrice familiare ma soprattutto mamma; lo ha sottolineato Vartan Manoukian, che ha presentato l’esperienza dell’Associazione Faes, Famiglia e scuola, e dei club per giovanili, ambienti per la gestione del tempo libero dei ragazzi. Lo ha testimoniato Filippo Maffioli, studente universitario ventitreenne che ha ripercorso le tappe e il senso della propria esperienza di appartenenza all’Opus Dei. Infine l’avv. Giambattista Lazzari ha messo in luce il cuore dell’esperienza dell’Opus Dei, l’intuizione carismatica: ogni persona è chiamata da Dio a essere santa, indipendentemente dalla sua occupazione o dalla sua posizione sociale, restando nel mondo, attraverso la propria professione. Questa è l’Opus Dei - ha detto - a servizio della Chiesa e di Gesù Cristo. (g. sc.)

Giornale di Brescia