Un po' cuoca un po' infermiera: aspiranti colf sui banchi di scuola

Un corso di formazione per 30 immigrate, organizzato dalla Fondazione Oikia, dall’Associazione Centro ELIS e dalla Provincia di Roma. Articolo pubblicato su Avvenire il 7 febbraio 2002.

Non solo cucina, lavanderia e stiraggio Ma anche la cura dei più piccoli, degli anziani e dei malati, lo studio della lingua italiana, del diritto del lavoro e della normativa sull'immigrazione ed elementi del marketing di accoglienza e comunicazione.

Collaboratrici familiari non si nasce, ma si diventa. E per la formazione di un'assistenza domiciliare più qualificata, l'associazione Centro Elis (Educazione Lavoro Istruzione Sport) e la Provincia di Roma, in collaborazione con la Fondazione Oikia, offrono un'opportunità di specializzazione nel settore a trenta donne straniere immigrate nel nostro Paese. Parte infatti il primo corso di “Care givers”, cioè prestazione di cura alle famiglie con lo scopo di promuovere la cultura delle pari opportunità e favorire nuove competenze specialistiche nei servizi della gestione domestica. Dopo una selezione delle partecipanti, che avverrà i prossimi 18 e 25 febbraio, il corso sarà gratuito e avrà una durata complessiva di duecento ore, da marzo a maggio, sette ore al giorno per tre giorni alla settimana Alla fine della formazione, alle partecipanti (per le quali è previsto un rimborso spese) verrà rilasciato un certificato di frequenza. Poiché le domande sono già più di cento, probabilmente alle lezioni verranno affiancate anche venti uditrici e nel prossimo futuro è probabile che l'esperienza, vista anche la richiesta di lavoratrici del settore, venga allargata ad una vera e propria rete di servizi.

Ma con un valore aggiunto: « Il lavoro è visto non solo come forma di sostentamento – precisa Giuseppe Corigliano, portavoce delle attività del Centenario del Beato Josemaría Escrivá, fondatore dell’Opus Dei, a fianco della quale negli anni Sessanta è nata l’Associazione Elis – ma come valore spirituale della vita quotidiana, importante soprattutto come servizio per gli altri».

“Un contributo spirituale – aggiunge Vittorio Gervasi – direttore dell’Elis – per dare un aiuto affettivo e non solo materiale alle famiglie presso le quali si lavora. E’ una sfida dell’”intrusione “ contro l’emarginazione, nei riguardi di persone più deboli, in questo caso le donne straniere”.

«Nel corso – dice Giuseppina Di Ianni, project manager dell’iniziativa – terremo conto che il luogo di lavoro non è un’azienda ma una famiglia. Quindi non solo tecnica, ma anche rapporti interpersonali ed etica. Perché anche un piatto di pastasciutta può essere preparato con amore e rispetto».

Per Barbara Saltamartini, presidente del comitato Pari Opportunità della Provincia, questa sarà anche un’occasione di sfida alla precarietà e al lavoro sommerso. «E una speranza per il futuro – secondo Giulio Buffo, assessore ai servizi sociali della Provincia. - Infatti, fino ad oggi, sono stati insufficienti sia gli interventi davvero mirati sull’immigrazione che una valida gestione dei fondi disponibili»

Avvenire // Michela Gambillara