Una vita ordinaria

Mi chiamo Massimo Allibrio, sono nato a Torino trentasei anni fa, e qui dove vivo svolgo funzioni amministrative presso un’Associazione culturale.

Ho conosciuto l’Opera circa otto anni fa, mentre stavo terminando gli studi universitari presso la facoltà di Economia.

Questo incontro avvenne in un periodo della mia vita abbastanza complesso, durante una lunga malattia di mio padre che assorbiva parecchie energie familiari, e che aveva contribuito a rimettere in discussione i rapporti con gli amici, scoprendo la pochezza di alcune relazioni; soprattutto era un periodo di ricerca di risposte rispetto alla fede ed al proprio impegno verso gli altri.

In maniera del tutto occasionale ricevetti un invito a partecipare ad un ritiro spirituale per universitari organizzato presso il centro dell’Opera a Torino.

Abitualmente non avrei accettato, sia per un carattere riservato nei confronti di una realtà non conosciuta, sia perché la proposta proveniva da una persona vista poche volte.

Invece decisi di partecipare, e subito fui colpito da alcuni dettagli quali l’ambiente familiare, che metteva a proprio agio, e il modo in cui si trattavano gli aspetti cristiani della vita quotidiana.

Nei mesi successivi la frequentazione del Centro da parte mia divenne più assidua, soprattutto per potermi incontrare con il sacerdote. Infatti con il trascorrere degli anni avevo mantenuto solo l’abitudine della Messa domenicale, mentre così invece iniziai ad ascoltare e a capire cosa volessero dire termini come “santificazione del lavoro”, “apostolato d’amicizia”, “virtù soprannaturali”, “presenza di Dio”.

L’Opus Dei, la vita e gli insegnamenti di san Josemaría Escrivá, non erano poi così strani o estranei da me, però prima non mi ero voluto soffermare troppo su queste parti della mia vita, forse per non mettermi troppo in gioco.

In pochi mesi incominciai ad affrontare concretamente alcuni aspetti: iniziai ad andare a Messa ogni mattina (con una certa fatica nei primi tempi), e ad aumentare la frequenza nei sacramenti, soprattutto nella confessione. Poi mi fu spiegato come avrei potuto con la preghiera personale mettere “alla presenza di Dio” la mia vita quotidiana.

Dopo un po’ di difficoltà ed incertezze mi accorsi che non solo la mia vita interiore stava cambiando, ma che questo si rifletteva su quello che era il mio vivere quotidiano, gli amici, la famiglia, il lavoro, le conoscenze occasionali, e anche dagli altri era stato notato qualcosa di nuovo, pur continuando a fare la stessa vita.

Un momento poi veramente emozionante è stato per me poter assistere alla canonizzazione di san Josemaría Escrivà, e capire che migliaia di persone da tutte le parti del mondo condividevano una grande gioia.

Mi sono reso conto di come sia importante e doveroso rendere partecipi gli altri di una scoperta così bella; in seguito, per me, un modo di realizzare ciò è stato tramite le attività che venivano organizzate per i ragazzi delle scuole elementari e medie.

Ho incominciato a chiedere come potessi dare un mio apporto nelle attività del Punta Club di Torino (club educativo per famiglie con ragazzi tra i 9 e i 14 anni) e attualmente, dopo essere diventato cooperatore dell’Opus Dei, mi impegno nel dirigere e organizzare le varie attività per i ragazzi: sport, gite, campeggi, e corsi di varia natura quali scacchi, modellismo, ecc.

Ma soprattutto, oltre agli aspetti organizzativi, vedo l’importanza di creare un rapporto personale con i ragazzi e con le loro famiglie, per provare a comunicare a tutti come veramente l’amore di Dio può cambiare la vita di tutti i giorni, trovando le risposte giuste alle domande della quotidianità.

San Josemaría Escrivá scrive in “Cammino”: “ La conversione è cosa di un istante. –La santificazione è lavoro di tutta la vita”. Ne vale la pena!.