Un'unica famiglia: essere Opus Dei, lì dove sei (VIII) - Francesca, Bolzano

“Mi raggiungevano a Copenaghen per fare il circolo o il ritiro mensile, ed io ero l’unica soprannumeraria: viaggiavano solo per me!” Francesca vive a Bolzano ma, per studiare e lavorare, ha girato l’Europa.

Come hai conosciuto l'Opus Dei?

“Quando ero al liceo, mia madre mi portava al club, ma io non ne capivo il senso, non capivo il valore di studiare insieme alle altre. L’esperienza non mi aveva entusiasmata. E poi, chi me la faceva fare? Dovevo persino prendere un treno per arrivare lì. Morale della favola?! Ho smesso di andarci”.


Francesca Romana è nata a Roma e, durante il liceo, ha deciso di andare in Danimarca per un programma di scambio scolastico. Pur trovandosi in un Paese non cattolico e lontana da casa, ogni domenica andava ad Aalborg, una città in cui è presente una chiesa cattolica. In uno di quei pomeriggi, Francesca ha preso la decisione di ritornare appena possibile al centro dell’Opus Dei di Roma che frequentava prima. “Ogni domenica continuavo ad andare a Messa”, racconta, “nonostante la distanza che mi separava da Aalborg. Ma non sapevo perché lo facessi”. In quei giorni aveva la sensazione di procedere per inerzia. “Mi chiedevo perché non studiassi e non prendessi sul serio quello in cui dicevo di credere, allo stesso modo in cui studiavo scienza o matematica.

Sono ritornata in un centro dell’Opus Dei perché speravo di dare forma ai miei desideri e trovare risposta alle mie domande… questo è il modo in cui ho conosciuto l’Opera e in cui ci sono tornata”.

Hai lasciato Roma per concludere gli studi universitari a Copenhagen: questo spostamento ha inciso sul tuo modo di vivere la fede?

“A Copenhagen, tra i miei amici, alcuni non avevano mai sentito una ragazza definirsi cristiana cattolica. Lontana da casa, percepivo che le mie scelte – riguardo al mio modo di vivere la fede – erano più consapevoli, meno vincolate al contesto. Per esempio, a Roma vivevo nella mia bolla, avevo meno amici e tendevo a legarmi a chi la pensava come me. In più, quando uscivo con i miei colleghi, preferivo omettere di dire che andavo a Messa.

Passo dopo passo, si è formata una sorta di naturalezza nel comunicare quello che faccio e quello in cui credo. Col tempo ho imparato a parlarne tranquillamente”.

Ci racconti qualcosa dei tuoi viaggi in giro per l’Europa?

“Dopo la laurea triennale a Roma, sono ritornata in Danimarca e mi sono trasferita a Copenaghen. Ci sono rimasta per un anno e mezzo. Lì la formazione spirituale era più sportiva: il centro dell’Opus Dei più vicino si trovava in Svezia, a Malmö. Le numerarie di quel centro mi raggiungevano a Copenaghen per fare il circolo o il ritiro mensile, ed io ero l’unica soprannumeraria: viaggiavano solo per me! Cercavamo di aiutarci l’una l’altra nel migliore dei modi. Loro a volte non potevano venire, ma nel frattempo avevo compreso l’importanza di essere la protagonista della mia formazione, quindi andavo io da loro. Spesso il circolo si faceva a casa mia, oppure da Starbucks… proprio come nei primi tempi dell’Opus Dei, quando san Josemaría portava i ragazzi in una cioccolateria di Madrid. È stata un’esperienza molto luminosa, mi sono sempre sentita supportata”.

“Dopodiché sono rientrata in Italia, a Milano, per fare uno stage. Ho vissuto tutto il periodo del covid a Milano, poi però l’azienda per cui lavoravo mi ha chiesto di andare in Germania.

Se Copenhagen era ben collegata a Malmö, Düsseldorf, dove c’èra un centro dell’Opera, non lo era per nulla rispetto a Colonia; perciò, non ci sono potuta andare mai di persona. A Düsseldorf, però, c’era un’aggregata: facevo il circolo con lei.

Adesso, a Bolzano, vivo a metà strada fra due mondi: sono in Italia, ma pur sempre in una realtà internazionale. Qui posso parlare sia italiano che tedesco. Il circolo lo facciamo online. Le modalità cambiano, ma lo spirito è lo stesso ovunque.

Al circolo siamo in quattro: facciamo i turni per prepararlo. Di settimana in settimana, cambia la persona che dà il circolo alle altre. Però, sentiamo anche il bisogno di andare a trovare le altre persone dell’Opera a Verona, dove c’è un centro. Il ritiro trimestrale lo facciamo sempre lì”.

Cosa significa per te “fare l’Opus Dei” a Bolzano?

“Fare l’Opus Dei significa accorgermi di quanto sono amata da Dio: lasciarlo agire nella mia vita e servire Lui e gli altri. Ho adottato una tattica: quella di dire sempre di sì a Dio, anche quando non mi va. E poi, impiegare i mezzi di formazione per coltivare le virtù. Dio semina sempre: io posso solo predisporre me stessa a ricevere tutte le sue Grazie.

A Bolzano ho compreso veramente bene che dire di sì ai propri amici è l’opera di apostolato più grande e che si può dire sì con tutto il cuore quando si riconosce l'amore ricevuto dal Signore e lo si lascia traboccare nelle relazioni con gli altri. Bisogna esserci, anche quando non ci va: in questo modo si ricevono tante grazie. 

Ad esempio, ero stata invitata ad un aperitivo in cui non mi andava di andare, ma alla fine ho vinto la mia pigrizia. E così, togliendo un pezzettino della mia comodità, ho conosciuto due ragazze. Abbiamo condiviso i nostri percorsi di fede e adesso sono già in ballo degli aperitivi per condividere i nostri punti di vista su tematiche importanti e speriamo di fare anche una lectio divina

Poco tempo fa sono andata a fare un'esperienza di volontariato un po' buffa: per combattere lo spreco alimentare, si raccoglie il cibo che non è stato venduto dai diversi locali per poi ridistribuirlo, ma lo si fa in bicicletta! In questa occasione ho conosciuto una ragazza che, per caso, mi ha sentito dire che sarei partita per Međugorje. Alla fine del giro in bicicletta mi ha chiesto perché lo facessi e se ci fosse un gruppo della Chiesa a cui facevo riferimento. Le ho parlato della formazione che l'Opus Dei mi dà e degli insegnamenti di san Josemaría. Lei è rimasta molto colpita dall'idea che qualcuno possa santificarsi attraverso il lavoro. La nostra conversazione si è conclusa con la richiesta di scoprire qualcosa in più sul mondo della fede e della Bibbia.

Quando ho iniziato a dire di sì, il Signore si è curato di darmi tante opportunità e, sicuramente, il meglio deve ancora venire.